RISORSE UMANE

Dal dove al perché

Rivitalizzare il senso di appartenenza negli spazi di formazione

Daniela Oliboni, Eleonora Ventura

Maggio 2024

Dal dove al perché

Le ristrutturazioni organizzative degli ultimi anni hanno avuto un impatto dirompente sul nostro modo di lavorare. Spesso hanno assottigliato ciò che rende vivi, longevi e resilienti i contesti aziendali: il contatto vero tra le persone, così come il senso di appartenenza e di scopo. A essere stati ripensati sono stati anche i momenti dedicati alla formazione, occasioni di allenamento di nuove competenze, ma anche di socializzazione, di conoscenza interfunzionale e di scambio di pratiche. L’online è oggi la scelta che prevale e consente di massimizzare le adesioni riducendo i costi. Quali sono le conseguenze?

Gli studi di psicologia sociale negli ultimi 50 anni mettono in luce che l’azienda è “origine e teatro del potere soggettivo” (Di Nuovo & Zanchi, 2008), è più della somma di chi lo compone, ma un insieme vivo, all’interno del quale ognuno porta qualcosa di sé e lo dona, alimentando una conoscenza e un sapere comune. L’azienda, quindi, manifesta una propria cultura, ha un’identità e obiettivi propri che armonizzano tante diverse individualità. In essa, le persone tessono reti di vicinanza con i colleghi che condividono lo stesso spazio. Scambiano visioni, simboli, modi di fare e di “essere”, specialmente nei momenti di comunicazione informale.

Questi ingredienti sono fondamentali per il benessere di ciascuno, ne abilitano l’autentica contribuzione, infondono motivazione e un senso di scopo. Inoltre, il gruppo in cui si è inseriti favorisce il cambiamento di un comportamento, contribuisce alla scoperta dei propri valori, permette di integrare, con la negoziazione, le proprie differenze.

Molti scambi non pianificati alimentano la cultura condivisa, fatta di linguaggi, pratiche e ritualità. Generano anche una conoscenza profonda tra le persone che si traduce in uno scambio autentico, dove crescono l’empatia e il mutuo supporto, si accende la reattività ai bisogni altrui e la capacità di anticiparli, nasce la voglia di condividere. Ecco che si generano ambienti di apprendimento collaborativi e supportivi. 

Sul posto di lavoro, gli scambi informali possono semplicemente "accadere" e si trovano lì, come un distributore di acqua fresca. Oggi invece l’acqua va cercata e resa disponibile.

L’intangibile passa tra le pareti di un luogo. Fino a 4 anni fa il luogo di lavoro era una vera agenzia di socializzazione, un’arena in cui si esercitavano identità e norme; un contenitore, che dava ai suoi “abitanti” gli strumenti per identificarsi con esso fino a definirsi “appartenenti”. Oggi viviamo in ambienti digitali e il “luogo” è diventato un concetto dai confini intangibili. Come reagisce a tutto questo il cervello?

Riva, Wiederhold e Mantovani (2021) evidenziano grandi scoperte neuroscientifiche sull’argomento. Ci sono differenze lampanti tra luoghi virtuali e fisici, in tutti quei momenti in cui le persone imparano, comunicano e lavorano insieme, esprimono la propria leadership o si fanno guidare.

È stato dimostrato che la presenza del luogo fisico è determinante per vivere un’esperienza ‘’memorabile’’. I coniugi Moser, vincitori del Nobel nel 2014, hanno rivelato che ci sono neuroni GPS nel nostro cervello che si attivano quando occupiamo diverse posizioni nello spazio e sono in grado di indirizzare i ricordi per favorirne il recupero, alimentano la nostra memoria e identità. Gli stessi neuroni non si attivano in ambienti virtuali. Questo influisce sulla nostra capacità di ricordare le esperienze. Ne consegue che, da remoto, avvertiamo una sensazione di “nulla”. Ci sentiamo spesso sovraccarichi perché ci focalizziamo più sulla quantità che sulla qualità di ciò che facciamo.

Anche i neuroni specchio, che facilitano la comprensione reciproca attraverso il rispecchiamento, trovano ostacoli nel digitale. La mancanza di contatto visivo e di comunicazione non verbale sullo schermo rende più difficile vivere l'esperienza empatica, poiché non riusciamo facilmente a rivivere dentro di noi l’esperienza dell’altro, a riconoscerla e a capirla. In particolare, fatichiamo a notare emozioni e sensazioni dietro ciò che è visibile o espresso linguisticamente.

Ancora, quando le persone sono fisicamente presenti nello stesso spazio, le loro onde cerebrali sincronizzano il loro ritmo, alimentando una risonanza estremamente utile alla collaborazione. Detto in altre parole: le persone che lavorano insieme nello stesso ambiente risuonano insieme, c'è coerenza tra le loro onde e cresce se prestano attenzione alla medesima cosa. A distanza non accade lo stesso. C’è una grande perdita in termini di creatività ed energia.

Infine, abbiamo alcune cellule, chiamate fuseali, strutturate per trasmettere velocemente, che guidano l'intuizione, aiutandoci a decidere se fidarci o meno degli altri. Consentono la trasmissione subitanea di emozioni, credenze, pensieri. Si tratta di un “sistema di guida sociale” indispensabile per esprimere la propria leadership. Senza il contatto visivo diretto, tipico delle interazioni faccia a faccia, queste cellule faticano a fornire i segnali necessari per guidare la fiducia reciproca. Che significa?

Essere inseriti in un luogo rende le nostre esperienze significative. Dentro di esso si attivano processi non scritti e inconsapevoli che fanno la cultura e sottendono dinamiche relazionali, imprescindibili per la motivazione, la soddisfazione, l'identità stessa. Questo ci suggerisce che, fino a oggi, il senso è passato per le esperienze vissute fisicamente, talvolta non presenti sulle agende.

Sempre le neuroscienze ci dicono però che la condivisione dei perché e la possibilità di raccontare la propria visione delle cose ha effetti molto benefici: il cuore delle persone rallenta e si calma, la cute scarica segnali di piacevolezza, interesse, comprensione (Balconi, M., Venturella, I., Fronda, G., & Vanutelli, M. E.; 2019). Ancora, le ricerche testimoniano che più circolano informazioni e comunicazioni più si genera fiducia e affiorano le abilità (Tessarolo, 2010). È possibile attraverso questi ingredienti ripristinare molte difficoltà che il lavoro da remoto produce.

Oggi serve l'intenzionalità di costruire insieme. Il contesto richiede a gran voce un incremento radicale della consapevolezza, sposta l'attenzione dai luoghi fisici alla qualità delle connessioni umane e alla cultura condivisa. I responsabili della formazione hanno la grande responsabilità di ripensare i momenti di formazione immaginandoli come l’occasione di rafforzare queste dimensioni così importanti, portando a coscienza ciò che prima era sotteso. Potrebbero, inoltre, considerare la presenza una scelta determinante quando è necessario rendere tangibili i fondamenti di una comunità organizzativa.

Molte aziende hanno esplorato nuove strade in questa direzione, alcune hanno introdotto attività ludiche all’interno degli spazi formativi, fondate sui valori dell’azienda, per dare loro corpo e accendere nelle persone obiettivi comuni; altre hanno ristrutturato i momenti della formazione, enfatizzando in prima battuta i perché del fare. Altre ancora hanno dedicato incontri tra collaboratori alla reciproca conoscenza profonda. Questo ha permesso loro di esprimere le proprie passioni, scoprirsi affini e rafforzare i reciproci legami, oltre a trasmettersi reciprocamente conoscenze e pratiche in modo empatico.

In tutte queste realtà il senso di comunità è cresciuto perché si è trattato di programmi collaborativi, che permettevano di arricchire la rete di contatti interni, con un’impronta esperienziale. Incorporavano e rinforzavano i valori aziendali esplicitando o sviluppando nuovi riti e tradizioni.

La proposta di oggi è quindi scegliere con la “formazione” di fare una “trasformazione”, rendere esplicita la cultura condivisa incarnata in Purpose, Mission, Vision e valori, co-costruiti da persone attive e partecipi. Il primo passo sarà decidere con intenzionalità di incontrarsi dentro una cornice comune.

 

Daniela Oliboni, Amministratrice Unica Hermes Consulting; Eleonora Ventura, Client Manager Hermes Consulting.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Hbr Italia

Caratteri rimanenti: 400

Leggi Hbr Italia
anche su tablet e computer

Newsletter

Lasciaci la tua mail per essere sempre aggiornato sulle novità di HBR Italia