La CEO di DuPont ripercorre i passaggi di un’operazione difficile, da svolgere in poche settimane dopo anni di rincorse, i cui risultati si sono rivelati migliori delle aspettative.
Ellen Kullman
Ottobre 2012
L’antivigilia del giorno del Ringraziamento 2010 il mio telefono squillò. All’altro capo del filo c’era Tom Knutzen, CEO di Danisco, azienda danese leader nel settore delle biotecnologie industriali e degli ingredienti alimentari. Danisco era in vendita e un gruppo chimico europeo aveva depositato un’offerta. Tom mi chiedeva se DuPont fosse ancora interessata all’acquisizione.
Qualche mese prima Danisco aveva modificato le regole che governavano il voto dei suoi azionisti al fine di rendere una potenziale acquisizione meno onerosa per chi l’avrebbe effettuata. Subito dopo quell’operazione, durante una cena a Copenhagen, Tom mi aveva confermato che avrebbe contattato DuPont appena pronto per intavolare l’affare.
Danisco era già nel nostro orizzonte M&A: avevamo delle joint venture ed entrambe le sue attività core ad elevato contenuto scientifico rappresentavano potenziali opportunità di crescita per la nostra azienda. Corporate Plans, il gruppo responsabile della nostra elaborazione strategica, aveva individuato 10 o 12 potenziali target di acquisizio
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