EDITORIALE
Enrico Sassoon
Novembre 2023
Abbiamo liberato il genio della lampada pronto a esaudire i nostri desideri? O rischiamo la fine dell’apprendista stregone che scatena la magia, ma non sa come controllarla? Naturalmente la magia non c’entra, anche se di fronte alle performance dell’intelligenza artificiale generativa (GenIA) è facile averne l’impressione. Quella che abbiamo tra le mani al prezzo di pochi euro è però una tecnologia estrema, nel bene e nel male, sperabilmente più nel primo che nel secondo. Da qui il nostro entusiasmo quando a una nostra domanda GenIA risponde in pochi attimi, in linguaggio perfetto e con risposte competenti oltre ogni aspettativa. Anche se non sempre giuste, perché abbiamo già capito che la furbetta, quando non sa, inventa. Da qui, dunque, anche la nostra inquietudine. Non solo perché capire l’inganno, o l’errore, non è facile, ma anche perché il timore di perderne il controllo si va facendo ogni giorno più presente, fondato o meno che sia.
Lo Speciale di questo numero affronta molti temi della GenIA con alcuni grandi esperti della materia, come per esempio McAfee e Brynjolfsson, autori qualche anno fa dell’eccellente libro La nuova rivoluzione delle macchine, che ha rappresentato un punto di svolta nella comprensione dello sviluppo delle tecnologie nella nuova rivoluzione industriale. Il loro denso articolo porta a una valutazione dell’avvento di GenIA sostanzialmente positivo, come probabilmente non potrebbe non essere. La loro opinione è che l'IA generativa avrà un impatto formidabile sul modo di operare delle aziende - nel giro di pochi anni, non tra dei decenni - anche se la sua tendenza a “confabulare” e i rischi che comporta in tema di privacy, proprietà intellettuale e pregiudizio sono tutte preoccupazioni legittime. Si possono, però, contenere e quindi i leader non possono permettersi il lusso di stare alla finestra e sono fortemente consigliati di cominciare adesso a esplorarne il potenziale.
GenIA è veramente irresistibile: può costituire un potente ausilio a tutti i livelli e virtualmente in tutte le professioni, specie là dove le competenze sono più deboli. Questo è uno splendido esempio per ragionare sulle conseguenze, perché da un lato ci mostra i benefici di un potenziamento delle capacità umane e dall’altro ci fa capire quanto sia forte il rischio della sostituzione.
GenIA, poi, costa poco. Diversamente da tutte le altre grandi tecnologie con cui abbiamo avuto a che fare nei due-tre decenni passati, non richiede all’utente significativi investimenti in infrastrutture. È chiaro che l’investimento a monte, ossia per lo sviluppo, è massiccio, ma il costo per una sterminata platea di utilizzatori è singolarmente basso.
Senza diffondersi sul punto, comunque centrale, della sua facilità d’uso, non possiamo che restare impressionati dalla sua universale versatilità. Creare nuovi software non sembra essere più complesso che immaginare nuove terapie mediche o nuove molecole farmaceutiche, o eseguire diagnosi su potenziali rotture di macchinari o mezzi di trasporto, o definire una linea difensiva in una causa legale. Scrivere, e bene, è la sua specialità, magari nello stile di Dante o di Shakespeare, o comporre musiche nello stile dei Deep Purple o di Mendelssohn, o dipingere come Caravaggio o Magritte. E poi impara in fretta come gestire un call center o un customer service, inventarsi un copy di successo, stendere la sintesi di una videocall con otto partecipanti e via discorrendo.
Quali le inquietudini più diffuse? Essenzialmente due, la prima essendo quanti posti di lavoro porterà a eliminare rispetto a quanti ne indurrà a creare; e la seconda essendo il punto già esposto della potenziale perdita di controllo, intesa come la progressiva esclusione degli umani dai sempre più sofisticati e potenti algoritmi del funzionamento. La prima è questione che si esamina e dibatte da molti anni, la seconda pure, considerando da quanto la fantascienza ha evocato il rischio, solo che ora non è più nel regno del possibile ma del reale.
Una domanda fondamentale è quella che si sono posti, in un altro articolo, Yalcin e Puntoni: ora che l’IA è pienamente tra noi e con noi, come influisce sulle nostre percezioni, sia in generale sia nei nostri stessi confronti, ossia sul nostro senso di “sé”? È un tema centrale perché la relazione uomo-macchina non va misurata solo in termini di efficacia, ma anche, e forse soprattutto, in termini di risposta emozionale e psicologica. È un aspetto meno affrontato della rivoluzione delle macchine intelligenti, anche se in qualche modo rientra nel grande capitolo dell’etica e delle regole. Per ora è importante segnalarlo ed essere consapevoli della sua dimensione ma, tra entusiasmi e inquietudini, sarà certamente una delle questioni chiave in futuro.