EDITORIALE
Enrico Sassoon
Novembre 2022
Harvard Business Review compie questo mese i 100 anni. Le celebrazioni sono noiose e non piacciono a nessuno per cui vediamo di fare alcune, poche, riflessioni sulla ricorrenza in modo che leggerle non vi impegni per più di 100 secondi.
Prima di tutto qualche informazione, non per suonare la grancassa ma per descrivere una realtà. Harvard Business Review è la più diffusa e letta rivista di management al mondo. Ha 15 edizioni nazionali ed è quindi pubblicata in moltissime lingue. Circola in oltre 500.000 copie al mese, in versione a stampa e digitale. E, udite udite, cresce ogni anno che passa. I dati quantitativi sono importanti, ma lo sono di più quelli qualitativi: è una rivista dinamica e di qualità, con una reputazione a prova di bomba, guadagnata sul campo in un secolo di attività.
HBR è una rivista da leggere. Molti lettori dicono che c’è sempre qualche articolo che ti fa imparare qualcosa di nuovo, e già questo direi che è un buon punto. Siamo nel campo della gestione d’impresa per cui parliamo a delle persone competenti che non hanno tempo da perdere in futilità. Se la rivista serve bene, se no inutile perderci del tempo. Qui scrivono i migliori autori del mondo e negli anni sono state presentate le idee più avanzate che hanno certamente segnato l’evoluzione della cultura manageriale.
Chi legge HBR sa che è una cultura manageriale pratica e non teorica. Pratica di alto livello, ma pratica, ossia del fare, con insegnamenti che arrivano dalla realtà concreta e lì vogliono tornare. Quando si dice i migliori autori del mondo non sono solo gli esperti come, giusto per fare qualche nome, i Drucker, i Porter, i Christensen, la Hill, la Ibarra o la Gino. Ma anche i buoni manager delle migliori aziende del mondo, grandi multinazionali o sempre più spesso medie imprese fortemente dinamiche e innovative. Un po’ di tutti i Paesi anche se con una certa prevalenza americana, cosa abbastanza ovvia dato che la rivista ha base a Boston ed è di proprietà della Harvard Business School.
HBR ha uno scopo: tenere i manager, i consulenti, gli studiosi e gli studenti – o chiunque altro sia in qualche modo interessato e non appartenga a nessuna di queste categorie – aggiornati guardando alle migliori conoscenze ed esperienze e proiettandole in avanti. Noi diciamo spesso “stare sulla frontiera della conoscenza” e lo sforzo costante che viene esercitato va sempre in questa direzione.
Il management, si sa, non è una, ma tante discipline e la rivista cerca di rivolgersi nel modo più equilibrato possibile a tutte le componenti dell’impresa. Dunque, uno sguardo al top e uno al management intermedio, uno ai giovani e uno ai veterani, uno alle figure femminili e uno a quelle maschili. Molti sono, naturalmente, i temi e le aree di attenzione. Spesso è la gestione strategica a tenere banco, assieme al general management e ai temi della leadership. Ma negli ultimi anni sono saliti verticalmente i contributi su innovazione e tecnologia in ogni campo. Costante è l’attenzione ai temi di diversity, inclusione e sostenibilità. Risorse umane? Sempre al centro. E poi marketing e vendite, produzione e finanza, logistica e procurement. E, naturalmente, etica del business, purpose e stakeholder economy.
Ma nel tempo si è rafforzata anche l’attenzione a temi di scenario, specie se rivolti al futuro, come il rapporto annuale Macrotrends allegato a questo numero dell’edizione italiana. È nato otto anni fa per dare ai decision maker uno strumento d’informazione e analisi dei trend futuri e si spinge in tutte le direzioni: economia, finanza, scienza e tecnologia, organizzazione e risorse umane. Ma anche politica internazionale, cambiamenti climatici, energia, evoluzione della società. Ossia, tutto quello che ti serve per prendere decisioni informate, che sono quelle migliori.
Cento secondi passano in fretta e non voglio tediarvi. Ma solo augurare a questa rivista di continuare su questa strada, di sapersi rinnovare ogni giorno anche in futuro e di essere utile e interessante per chi la legge. Quindi, grazie a tutti i compagni di strada passati, presenti e futuri.