MONDO FORMAZIONE

OLTRE LE COMPETENZE:
COME L’AI TRASFORMA LA FORMAZIONE DEL MANAGER

GIOVANNI GIAMMINOLA

Settembre 2025

Viviamo in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale non è più una competenza da inserire nel cv, ma una lente attraverso cui ripensare il ruolo stesso del manager. Le tecnologie generative stanno ridefinendo non solo il cosa e il come, ma soprattutto il chi del lavoro manageriale. E la formazione? È chiamata a un salto evolutivo: da trasmettitore di saperi a facilitatore di trasformazioni cognitive.

Come segnalo nel mio libro, Il Manager Potenziato, il vero nodo non è tanto “insegnare l’AI”, quanto ripensare la formazione manageriale in un mondo dove l’AI è già compagna silenziosa di ogni decisione. Le competenze digitali sono solo la punta dell’iceberg. Più in profondità, servono nuove architetture mentali.

 

La nuova grammatica del pensiero manageriale

Nel libro propongo il concetto di System 0 – sviluppato presso l’Università Cattolica, dove insegno al master “AI-Driven Business Models” – come estensione della teoria dei sistemi cognitivi di Kahneman. Se il System 1 è il pensiero intuitivo e il System 2 quello riflessivo, il System 0 è l’intelligenza artificiale come “protesi cognitiva”: non ci sostituisce, ma ci anticipa, ci supporta, ci potenzia. Diventa parte della nostra mente distribuita, un co-processore invisibile che trasforma il modo in cui percepiamo, decidiamo, agiamo.

 

Formare manager in un contesto così significa non solo aggiornare le competenze, ma anche riprogettare le abitudini di pensiero, integrare capacità riflessive e analitiche con nuove forme di co-intelligenza. Non si tratta più di apprendere un tool, ma di coltivare un nuovo mindset: più aperto, sistemico, ibrido.

 

Dal knowledge al prompting: il ruolo della formazione

Nelle aule aziendali e nei master executive vediamo già un cambio di paradigma. L’attenzione si sposta da “sapere cosa fare” a “saper conversare con l’AI per fare meglio”. L’arte del prompting – ovvero la capacità di formulare comandi efficaci ai modelli linguistici – diventa una nuova soft skill, che unisce sintesi, creatività, pensiero sistemico e capacità di guida.

Ma il rischio è che, se non accompagnata, l’AI venga usata solo per semplificare: riassumere, rispondere, automatizzare. Al contrario, la formazione dovrebbe aiutare i manager a usarla per pensare meglio, non per pensare di meno. Per generare insight, esplorare angolazioni inedite, mettere in discussione i propri bias.

 

Il formatore come architetto di contesti cognitivi

Tutto questo cambia anche il ruolo del formatore. Non più solo erogatore di contenuti o facilitatore di gruppo, ma “architetto di contesti cognitivi”: deve saper progettare ambienti di apprendimento che includano l’AI come attore, non solo come oggetto di studio.

Ad esempio, nei miei workshop con team executive, utilizzo agenti AI personalizzati che accompagnano i partecipanti anche dopo la formazione, nel quotidiano lavoro decisionale. La formazione non finisce più con la fine del corso: si innesta in una relazione continua con strumenti di supporto cognitivi, che apprendono, evolvono, crescono con il manager.

 

Non solo upskilling, ma riscrittura dell’identità

Infine, forse il cambiamento più profondo: la formazione AI-first non è solo una questione di competenze, ma di identità. Chi è il manager in un mondo dove alcune sue funzioni classiche (analizzare, prevedere, scegliere) sono condivise con l’AI? La risposta, oggi, si scrive nel dialogo tra l’umano e l’artificiale.

Il compito della formazione è diventare laboratorio di questo dialogo, aiutando i manager non a difendere il proprio ruolo, ma a ridisegnarlo. L’AI non ci rende obsoleti: ci sfida a evolvere. E la formazione deve essere il luogo in cui questa evoluzione prende forma.

 

GIOVANNI GIAMMINOLA è AI Advisor per la trasformazione del business, docente al Master “AI-Driven Business Models” dell’Università Cattolica e autore del libro Il Manager Potenziato. Dopo più di vent’anni da CEO e direttore generale di aziende con oltre 1 miliardo di euro di fatturato, nel settore pharma e retail, oggi affianca aziende e manager nell’adozione strategica dell’intelligenza artificiale.

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