MONDO FORMAZIONE
DIEGO INGRASSIA
Aprile 2025
Scrivanie sovraccariche di documenti, libri comprati e mai sfogliati, e-mail ancora da leggere: negli uffici delle aziende odierne il peso del superfluo si fa sentire e rende difficile la concentrazione. Il termine “decluttering”, che si riferisce al processo di rimuovere gli oggetti superflui al fine di creare uno spazio più funzionale, è diventato popolare negli ultimi anni, ma non è solo una moda per chi ama l’ordine. Sebbene non sia un’espressione prettamente aziendale, racchiude in sé un concetto chiave che può essere utilizzato anche all’interno delle organizzazioni: eliminare l’inutile per focalizzarsi sulle cose essenziali.
Marie Kondo, scrittrice giapponese, poco più di una decina di anni fa propose un metodo che ebbe una risonanza immensa: il celebre KonMarie. Il metodo consiste nel dividere gli oggetti in macrocategorie e decidere se conservarli o meno a seconda delle emozioni trasmesse. Per capire cosa tenere e cosa no è necessario porsi una precisa domanda: «Questo oggetto mi rende ancora felice?». Il principio può sembrare semplice, ma la sua applicazione è potente e profonda, poiché implica un processo di riflessione sulle proprie emozioni e di consapevolezza riguardo a ciò che veramente conta nella propria vita.
Appare evidente però che, in un’era dominata dalla digitalizzazione, il metodo di Marie Kondo non si limita solo agli oggetti fisici, ma si estende anche alle attività che svolgiamo quotidianamente. Il carico di informazioni, il flusso di pensieri, distrazioni e attività che consumano risorse senza produrre valore, sono alcuni esempi di come il "superfluo" si manifesti nella nostra vita. All’interno delle aziende questi meccanismi si perpetuano a lungo, senza mai essere messi in discussione, tanto da cristallizzarsi in complesse strutture. Se da un lato, infatti, la digitalizzazione ci ha permesso di migliorare l'accesso alle informazioni, dall’altro ha anche introdotto un nuovo tipo di disordine mentale ed emozionale, che in molti casi è tanto dannoso quanto un ufficio disordinato. I processi si ingolfano, l'efficienza cala e snellire diventa una via privilegiata per crescere. Ma non sempre è facile capire cosa sia realmente superfluo.
Un modo utile per ottimizzare le risorse e limitare gli sprechi è quello di ascoltare le proprie emozioni. Così come suggerisce Marie Kondo. È chiaro che quando ci sentiamo sopraffatti è il nostro corpo che ci sta parlando, suggerendoci che è il momento di riconsiderare le nostre priorità, eppure tendiamo spesso a silenziarlo. O forse non sappiamo decifrare i segnali?
Integrare sessioni di formazione sulle competenze emotive all'interno della propria azienda può diventare un alleato fondamentale. Quando un dipendente sente di non avere gli strumenti per gestire lo stress, la sua capacità di prendere decisioni lucide ne risente. Un ambiente aziendale pieno di emozioni non gestite, di conflitti irrisolti o aspettative non chiare, è come una stanza piena di oggetti: ci si muove con difficoltà ed è disorientante. Attraverso corsi mirati sul riconoscimento delle proprie emozioni e quelle altrui, i lavoratori possono apprendere come gestire al meglio i segnali che arrivano dal proprio corpo e capire quali attività siano realmente significative per il loro sviluppo professionale. Per una gestione aziendale consapevole eliminare il superfluo nella produzione, nel campo amministrativo o nel marketing, crea spazio. Spesso sono proprio le liste interminabili di cose da fare che ci fanno sentire schiacciati. Imparare a dire di no, a delegare e a fissare dei limiti è un passo importante nel processo di decluttering.
Per lavorare con serenità, quindi, è necessario rendere più fluide le nostre azioni e i flussi di lavoro, ma anche rafforzare la nostra connessione con le emozioni. Sono queste, infatti, che ci aiutano a comprendere quando è il momento di fare un passo indietro e riconsiderare le nostre priorità.
DIEGO INGRASSIA è CEO I&G Management, Master Trainer Paul Ekman Academy,
Direttore Emotional Competencies Coaching School