MONDO FORMAZIONE
Dicembre 2024
Le aziende italiane non possono più permettersi di ignorare l’intricato intreccio generazionale che caratterizza il loro capitale umano. Questo è ciò che emerge dalla ricerca “La formazione nel mosaico generazionale”, realizzata da Gility, learning technology company italiana nata su iniziativa di CDP e Bper Banca, come primo progetto di sistema italiano mirato a diffondere una nuova cultura della formazione.
La ricerca, condotta nel 2024 su un campione di 150 aziende italiane, ha coinvolto figure chiave come responsabili delle risorse umane, del learning & development (L&D) e business leader, e mette in luce come il successo futuro delle organizzazioni dipenda dalla capacità di gestire e valorizzare le diverse generazioni presenti al loro interno. Baby boomer, Generazione X, Millennial e Gen Z non rappresentano soltanto segmenti anagrafici, ma veri e propri universi culturali, professionali e valoriali, ciascuno con aspettative differenti e specifiche nei confronti del contesto lavorativo.
La personalizzazione della formazione si rivela quindi un elemento cruciale: le nuove generazioni, con una forte fame di apprendimento e sviluppo continuo, richiedono programmi formativi flessibili e mirati, mentre i senior, custodi di un prezioso patrimonio di competenze, necessitano di strumenti che li incentivino a condividere il loro know-how, integrandolo con il dinamismo delle nuove leve. Uno scambio intergenerazionale che può e deve diventare un pilastro della strategia aziendale.
I punti di forza e le criticità: cosa dicono i dati
I risultati dell’indagine hanno evidenziato dinamiche interessanti ma anche alcune sfide significative da affrontare. Se da un lato i dipendenti junior mostrano un forte interesse per l’apprendimento dai colleghi più esperti (89,7% degli intervistati), dall’altro emerge una resistenza da parte dei senior a ricoprire il ruolo di mentori, con il 92,3% dei rispondenti che segnala difficoltà in tal senso. Questo gap intergenerazionale sottolinea l’urgenza di programmi che promuovano una cultura della condivisione e che valorizzino il ruolo dei senior come custodi del know-how aziendale.
Anche l’analisi dei programmi di formazione progettati ed erogati negli ultimi tre anni mette in luce un panorama frammentato: solo il 6,4% delle aziende ha introdotto gruppi di lavoro multigenerazionali e appena il 5,1% ha sviluppato programmi strutturati di mentorship. La formazione sulle soft skill, pur rappresentando un passo avanti, è stata adottata solo dal 30,8% delle aziende, mentre iniziative mirate all’inclusione e diversità rimangono appannaggio di poche aziende, con appena il 3,8% di implementazione.
Le nuove generazioni: esigenze e priorità
Il work-life balance emerge come la priorità assoluta per le nuove generazioni: il 44,9% dei giovani intervistati lo considera l’aspetto più importante del proprio percorso professionale, seguito dalla crescita professionale (29,5%), dalla retribuzione, dai benefici (16,7%) e, infine, da una cultura aziendale inclusiva (9%). Dati, questi, che sottolineano l’importanza di un approccio formativo non solo strumentale, ma che contribuisca anche a costruire un ambiente di lavoro stimolante e armonioso: “I giovani non vedono la formazione come un semplice passaggio per avanzare in azienda, ma come un pilastro della loro crescita personale e professionale”, spiega Flavio Molinari, CSO e Co-founder di Gility. “Se vogliamo costruire organizzazioni competitive, è il momento di investire in una formazione che permetta alle generazioni di incontrarsi, condividere e crescere, e che alimenti anche lo scambio reciproco. L’attitudine e le competenze con cui le nuove generazioni entrano in azienda rappresentano un fattore di crescita per chi ha già esperienza”.
Modalità di formazione: il ruolo dell’ibrido
Le nuove generazioni dimostrano una chiara preferenza per modalità di formazione ibride. Il 34,6% degli intervistati predilige una combinazione di elementi on demand, live o in presenza, mentre il 25,6% opta per la formazione e-learning asincrona. La formazione in presenza è ancora rilevante per il 16,7%, ma modalità innovative come la realtà virtuale o il metaverso sono al momento apprezzate solo dall’1,3% degli intervistati. Questa varietà di preferenze conferma l’importanza di un’offerta formativa flessibile e diversificata, capace di adattarsi alle esigenze specifiche delle diverse generazioni. Inoltre, i giovani richiedono contenuti formativi che siano più coinvolgenti: il 56,4% di loro si aspetta esperienze di apprendimento interattive e dinamiche.
Un investimento strategico per il futuro
La ricerca Gility conferma che la formazione rappresenta un elemento cruciale per attrarre e trattenere i talenti. Il 92,3% dei rispondenti la considera essenziale per le strategie di recruitment e retention, evidenziando come le aziende che investono in percorsi formativi strutturati possano posizionarsi quali leader nel mercato del lavoro. Nel mosaico generazionale delle aziende italiane, la formazione può e deve diventare il collante capace di trasformare le differenze in sinergie. L’investimento in una cultura aziendale inclusiva, supportata da programmi formativi ben progettati, è la chiave per costruire un futuro sostenibile e prospero per le organizzazioni. Solo attraverso una visione strategica che metta al centro il capitale umano – in tutte le sue sfaccettature generazionali – e imprese italiane potranno affrontare con successo le sfide del mercato globale.
FLAVIO MOLINARI è CSO e Co-founder di Gility.