MONDO FORMAZIONE
NATHALIE NAHAI
Luglio 2024
Permettetemi di riportarvi al 1964, al Laboratorio di Intelligenza Artificiale del MIT, dove il Professor Joseph Weizenbaum stava lavorando con il suo team per creare uno dei primi programmi di elaborazione naturale del linguaggio. Lo chiamò Eliza e basò l’interazione con esso sul tipo di conversazione che ci si sarebbe potuto aspettare con uno psicoterapeuta rogersiano. Ad esempio, se Eliza avesse aperto la conversazione con l’invito “Per favore, dimmi qual è tuo problema” e un utente avesse risposto “Mi sento depresso”, Eliza avrebbe ribattuto “Da quanto tempo ti senti depresso?” Ad ogni scambio, l’utente avrebbe risposto a Eliza, ed Eliza lo avrebbe invitato a dire qualcosa di più. La cosa interessante è che Eliza non comprendeva effettivamente il contenuto della conversazione. Eppure, il rapport generato era così convincente che persino la segretaria di Weizenbaum (che sapeva come funzionava) chiese di essere lasciata sola con Eliza, in modo da poter avere una conversazione “privata” con “lei”.
Questa storia evoca alcune delle più profonde sfide sociali, psicologiche e filosofiche che affrontiamo oggi, nel momento in cui l’IA e le relazioni “sintetiche” sono sempre più onnipresenti. Molta strada è stata fatta, tuttavia ancora c’è una tendenza ad attribuire motivazioni, sensibilità e capacità decisionale a chatbot e LLM. Allo stesso tempo, gli umani subiscono ancora la tendenza a formare relazioni parasociali con agenti virtuali, proprio come la segretaria di Weizenbaum con Eliza. Il che ci indica che tutti siamo soggetti a molti tipi di persuasione, interferenza e manipolazione. Ma questi non sono gli unici pericoli.
Sono molte le sfide da superare per beneficiare di tutto il potenziale che l’IA ha da offrire e, ora che l’iniziale entusiasmo inizia a placarsi, alcuni dei problemi più sistemici stanno venendo a galla. Oltre alla relazione problematica dell’IA generativa con la proprietà intellettuale, con la privacy e la protezione dei dati, ora a causare enormi preoccupazioni è l’evidenza sempre maggiore che l’IA non è in grado di distinguere tra realtà e finzione.
La popolare piattaforma Perplexity, definita come “un motore gratuito alimentato dall’IA, che fornisce risposte accurate, affidabili e in tempo reale a qualsiasi domanda”, è stata descritta da Wired come “una macchina di idiozie”, mentre Forbes l’ha definita un player che “ruba direttamente contenuti alle testate giornalistiche”.
Sarebbe già abbastanza grave, ma a questo si aggiunge un uso sempre più diffuso e incontrollato dell’IA generativa nei campi della medicina, della finanza e del diritto – aree in cui sono in gioco la vita e la libertà delle persone. Errori e false memorie generate dall’IA sono problemi pervasivi.
Inoltre, quando si tratta di progettare soluzioni adeguate, non aiuta il fatto che molte piattaforme di IA operano come scatole nere, le cui macchinazioni sono oltre l’interpretabilità di coloro che le hanno create. Non c’è da meravigliarsi che domande più profonde su etica, fiducia e integrità stiano iniziando a diventare centrali nel business e non.
Per tutti coloro che non vivono immersi nella tecnologia, l’esposizione quasi costante a storie pessimistiche di IA che ruberà il lavoro (e forse anche la vita sentimentale) rende difficile bilanciare mito e realtà. Nonostante molte persone (di tutte le generazioni) si stiano impegnando ad applicare le IA al lavoro per ridurre il carico, per molti collaboratori della Gen Z, l’IA è ancora percepita come una minaccia esistenziale: una paura che si somma a quella per un futuro dominato dal cambiamento climatico, dall’instabilità economica e dalla questione abitativa.
Quindi, cosa fare? L’IA generativa e le tecnologie emergenti possono offrire reali benefici se le sfruttiamo in modo lucido e intenzionale, considerando criticamente i processi e gli output per cui le usiamo. Una delle abilità più preziose che possiamo coltivare è un atteggiamento di curiosità e apprendimento continuo, quell’apertura tipica del “mindset del principiante” che ci permette di orientarci verso il cambiamento tecnologico e le innovazioni con un atteggiamento più giocoso sebbene attento.
Questo significa rimanere ricettivi nei confronti degli strumenti emergenti e degli interventi tecnologici che potrebbero aiutare a mitigare alcuni dei problemi più persistenti dell’IA, come nuove metodologie per rilevare false memorie, vitali per risolvere il problema delle risposte inaccurate che i sistemi di IA forniscono come certe.
Il futuro non è necessariamente una distopia. Ogni giorno compiamo già passi straordinari verso un orizzonte “meno estrattivo e più rigenerativo”: si va dalle nuove scoperte nella produzione di energia green, alle evoluzioni nel mondo della sanità, alla riduzione del consumo delle risorse grazie ai progressi nel calcolo quantistico. Se coltiviamo un approccio più acuto ed emotivamente intelligente verso l’IA – che ci permette di analizzarne con chiarezza i numerosi benefici e problemi – avremo il potenziale per diventare partecipanti attivi nello sviluppo e nell’implementazione delle nuove tecnologie. Se ci ancoriamo a valori che supportano il benessere, la crescita e un senso più profondo di interdipendenza con tutti gli esseri viventi, possiamo tracciare una traiettoria verso un futuro più prospero per tutti.

NATHALIE NAHAI, esperta internazionale nel campo del comportamento umano del web design e delle tecnologie, offre un punto di vista peculiare da cui esaminare le complesse sfide che dobbiamo affrontare oggi. Il suo bestseller Webs Of Influence: The Psychology of Online Persuasion è stato adottato come manuale di riferimento dai leader aziendali e dalle università, mentre il suo nuovo libro, Business Unusual: Values, Uncertainty and the Psychology of Brand Resilience è stato definito “uno dei libri di business più importanti del nostro tempo”. Consulente di scienze comportamentali e host di podcast, Nathalie Nahai supporta clienti come Google, Accenture, Unilever e Harvard Business Review ad applicare eticamente i princìpi delle scienze comportamentali per migliorare il loro business. Nathalie Nahai sarà presto sul palco di Performance Strategies per condividere i suoi insight e le sue ricerche sul rapporto tra dinamiche comportamentali, management e crescita del business.