MONDO FORMAZIONE
EMANUELA PIGNATARO
Luglio 2023
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Lo diceva Tancredi, tra i protagonisti del celebre Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, descrivendo un meccanismo che ben rappresenta il momento che la formazione aziendale sta vivendo. Tecnologie sempre più all’avanguardia, mestieri del futuro – gig manager, climate auditor, ethics developer –, nuove abitudini nel lavoro sconvolgono approcci e strumenti del mondo dell’apprendimento, portando alla ribalta anche nuove tematiche. Eppure, al centro delle attenzioni di manager e aziende rimangono saldamente loro: le soft skill.
Il punto sta nel potenziare queste ultime utilizzando un approccio sempre più innovativo e trasversale ai temi caldi del momento: sostenibilità, Diversity & Inclusion o work-life balance. I futuri vertical farming, cloud security, robot personality design o le attività più tradizionali, che pur sopravviveranno, non potranno in ogni caso prescindere da competenze di management e leadership.
In una fase in cui fenomeni come l’hybrid working e il great reshuffle acuiscono l’esigenza delle aziende di coinvolgere le persone per farle sentire parte di un progetto comune, le soft skill sono più che mai indispensabili.
Imprescindibili poi, per gli stessi motivi, la change leadership, ma anche la capacità di coltivare nel proprio contesto una learning culture che stimoli continuamente l’autoapprendimento nonché l’abilità di alimentare un’attenzione collettiva al well-being.
Da non tralasciare poi le digital skills, competenze su cui organizzazioni e professionisti, dopo anni di dichiarazioni d’intenti, hanno iniziato concretamente a investire e divenute ormai abilitanti di tutto il resto.
Anche nella formazione, come in altri settori, l’impiego di elementi ad alto tasso di digitalizzazione come l’Intelligenza Artificiale sta crescendo esponenzialmente. L’AI Based Learning è già una realtà.
L’IA è nominata ovunque e ci si aspetta che avrà un grande impatto in tempi rapidi. Allo stato attuale non è tuttavia ancora percepita come una priorità dalle aziende che, pur apprezzandone l’effetto “wow”, rimangono concentrate su soluzioni formative di facile implementazione.
Ciò a cui, invece, le organizzazioni guardano con un interesse sempre maggiore sono i Learning Analytics, ugualmente in grande crescita e ormai in grado di guidare le decisioni strategiche della formazione. Anche il Data Driven Learning è già una realtà. E sta portando, rispetto alle modalità di fruizione dei percorsi formativi, all’adozione di due approcci dalla configurazione sempre più chiara: da un lato una modalità “fluida”, che non prevede interruzioni ad hoc dal lavoro per formarsi (workflow learning) e dall’altro un bite-sized learning, che – con buona pace dell’approccio “alla Netflix” in cui le persone finiscono di fatto per perdersi – combina singoli elementi didattici in maniera personalizzata e tarata sulle competenze del discente e sul contesto. Tutto cambia, insomma, ma il focus sulla persona rimane.
EMANUELA PIGNATARO è Head of Execution e Head of Business Transformation di Cegos Italia