Mondo Formazione

LA NUOVA CULTURA AZIENDALE:
I VALORI DI AMPIEZZA ED EQUITÀ

MASSIMO BEGELLE

Novembre 2022

Il valore della Diversità e Inclusione è da sempre uno dei valori più sfidanti e strategici in ambito di cultura aziendale, ma, allo stesso tempo, anche uno dei più delicati e difficile da applicare ed estendere in modo efficace e armonico all’interno dell’organizzazione.

Un driver strategico che spesso incontra difficoltà oggettive quando si tratta di intervenire sui comportamenti delle persone, per incoraggiare ad aprirsi e affrontare, o anche semplicemente palesare situazioni di ingiustizia, sopraffazione o discriminazione.

Spesso gli sforzi delle aziende per rendere più pervasiva una cultura di D&I si scontrano con una mancanza di mindset generalizzato e con una non sufficiente formazione a livello manageriale mirata a intercettare e intervenire in caso di comportamenti discriminatori e non rispondenti alle policy di D&I, suggerite o dichiarate.

 

Per intervenire su un cambiamento effettivo bisogna affrontare un cambiamento a livello di leadership, metabolizzare nel profondo la necessità e la volontà di implementarla inclusiva e aperta. Una linea di pensiero e conseguente comportamento orientato verso la necessità di superare il concetto stesso di “diversità”, da estendere non solo a un più ampio significato di inclusione, ma arrivando a fare proprio il principio di una cultura più ampia ed equa.

 

La diversità da sola non basta, è oramai superata dal principio di inclusione, che non solo si estende a fattori di genere, cultura, religione ed etnia, ma copre anche le esigenze diverse che si possono manifestare nelle varie fasce della popolazione aziendale, dalla genitorialità, alla seniority, a criticità di genere e/o identità, background culturale, problematiche legate alla logistica, spazi aziendali, necessità di smartworking. Un universo variegato che richiede, appunto, un approccio innovativo, coraggioso e orientato verso una visione allargata di cultura aziendale, caratterizzata dai necessari valori di apertura ed equità.

 

Ma per fare ciò è imprescindibile affrontare un’adeguata formazione a livello manageriale, per far sì che i comportamenti effettivamente inclusivi vengano adottati in primo luogo dai leader, che si trasformano così in esempi virtuosi e permettono una pervasività dei valori a tutta la popolazione aziendale.

 

Una ricerca di Brandon Hill Group ha rilevato che le persone, in azienda, possono contribuire in modo significativo a un ambiente di lavoro inclusivo semplicemente dimostrando comportamenti rispettosi, educati e non discriminanti. Se questi comportamenti vengono vissuti e assimilati come spontanei e naturali, diventeranno automaticamente un esempio virtuoso e porteranno a comportamenti simili. Spesso, tuttavia, si rende necessaria una politica di formazione, supporto e incoraggiamento prima che gli individui possano modellarli efficacemente e far sì che l’integrazione venga assimilata e si trasformi in uno strumento di arricchimento della cultura aziendale.

 

Ecco quindi che risultano fondamentali azioni di formazione, rivolte a tutti i manager in azienda, a partire dai manager HR, dai quali ci si attende che, per ruolo, incarnino i comportamenti corretti, siano di esempio agli altri e si attivino come abilitatori verso l’intera organizzazione. Il loro esempio virtuoso si diffonderà a cascata in azienda e contribuirà alla consapevolezza anche dei colleghi meno coinvolti in questo genere di tematiche.

 

Le ricerche più recenti di Top Employers Institute, l’ente certificatore globale delle eccellenze in ambito HR che nel 2022 ha certificato 1.857 aziende in 123 Paesi del mondo, registrano in maniera evidente questa necessità e gli strumenti adottati per perseguirla.

 

 

 

Osservando nello specifico i dati italiani, relativi alle 131 aziende certificate Top Employers Italia 2022, si nota che il 74% adotta sistematicamente e in modo strutturato un percorso di formazione dei leader affinché diventino modelli virtuosi in ambito di Diversità e Inclusione. Una percentuale significativa e anche un fiore all’occhiello per le aziende italiane, che con il loro 74% superano la media delle aziende europee, che si assestano sul 72%.

I dati delle aziende italiane sono sostanzialmente allineati con quelli della media delle aziende europee quando si prendono in esame le iniziative concrete di Diversità e Inclusione, adottate dal 54% di aziende italiane e dal 55% di quelle europee.

Se poi si passa ad analizzare la nuova frontiera dell’integrazione, ovvero la formazione verso una cultura più ampia ed equa, vediamo che l’Italia è un passo indietro rispetto alla media europea. Le aziende certificate Top Employers Europe 2022 registrano un 68% di leader formati verso questi nuovi obiettivi, mentre in Italia la percentuale è sempre ampia e performante con un positivo 61%, ma oggettivamente inferiore alla media europea.

Sono comunque dati positivi e importanti che sottolineano l’attenzione e la sensibilità verso la tematica di una nuova cultura, destinata a superare il concetto stesso di diversità, per aprirsi a un’equità senza confini né barriere.

 

 

MASSIMO BEGELLE è Regional Manager Italia e Spagna Top Employers Institute.

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