Mondo Formazione

NUOVO CODICE DELLA CRISI:
QUALI LE COMPETENZE RICHIESTE IN AZIENDA?

IVAN FOGLIATA

Novembre 2022

Può un disposto normativo impattare contemporaneamente sulle competenze di imprenditori, amministratori, reparti amministrativi e collegi sindacali? Decisamente sì. Il codice della crisi di impresa e dell’insolvenza (CCII) è un impianto normativo così verticale e pervasivo da imporre un serio ripensamento dei livelli di preparazione delle risorse umane presenti in azienda.

Di cosa stiamo parlando nel dettaglio? Il CCII impone all’imprenditore e quindi all’impresa anzitutto di “istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.

Ma le dichiarazioni di principio vengono declinate in precisi strumenti e in precise competenze. Stando alla lista particolareggiata per la redazione dei piani di risanamento e all’art. 3 del CCII l’impresa deve monitorare le performance aziendali, stimare l’andamento gestionale anche ricorrendo a indicatori chiave gestionali, disporre di un piano di tesoreria a 6 mesi, realizzare un piano finanziario a 12 mesi, monitorare la sostenibilità del debito futuro e rilevare specifici segnali di allarme.

Comprendiamo immediatamente che ciò che la norma richiede non può essere implementato con le comuni competenze disponibili nei reparti amministrativi della piccola e media impresa. Si tratta di capacità evolute in temi quali l’analisi finanziaria di impresa e il controllo di gestione atte a realizzare strumenti quali riclassificazioni di bilancio, analisi dei flussi di cassa, budget di cassa e business plan pluriennali.

Assumendo un’ottica molto pragmatica, le soluzioni che si prospettano all’impresa sono due: rivolgersi all’esterno, ergo in outsourcing, ma con problemi di costo elevato e dipendenza dall’esterno oppure sviluppare le necessarie competenze all’interno attraverso percorsi formativi ad hoc e affiancamento on the job. La seconda soluzione ha l’indubbio vantaggio di comportare costi minori ma soprattutto di rappresentare un investimento di lungo periodo. In tal senso il percorso di training dovrebbe essere implementato con moderne tecniche che assieme al dato teorico traducono immediatamente le nozioni in case histories, role playing e strumenti direttamente applicati sui dati aziendali. Fondamentale, oltre all’apprendimento, diviene la capacità di leggere e soprattutto comunicare ciò che gli strumenti fanno emergere in particolare quando si tratta dei primi segnali di crisi e deterioramento della salute aziendale.

Se ci pensiamo, anche il ruolo del docente ne esce rivoluzionato: non è più sufficiente il “dire” ma ad esso va accompagnato il “fare”; il docente è quindi un professionista che ha effettivamente implementato nella sua vita professionale gli strumenti necessari agli adeguati assetti organizzativi e che è in grado di trasmetterne i concetti di fondo nonché le tecniche di realizzazione.

Lo sforzo richiesto alle imprese è quindi oggettivamente importante; e se nulla di quanto richiesto venisse implementato? Le conseguenze sull’imprenditore sarebbero davvero importanti. L’art. 2476 del Codice Civile così recita: “Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall'inosservanza dei  doveri ad essi imposti dalla legge e  dall'atto costitutivo per l'amministrazione della società”. Cosa ne deduciamo? Che gli amministratori potrebbero essere chiamati a rispondere col proprio patrimonio personale per non aver dotato l’impresa di risorse umane e strumenti atti al monitoraggio e alla rilevazione della crisi di impresa.

La formazione diventa quindi non solo un importante investimento ma anche una buona “polizza assicurativa” per amministratori e sindaci.

IVAN FOGLIATA è co-founder ed executive partner di inFinance (https://www.infinance.it). inFinance è una società di formazione e consulenza specializzata in corporate finance, controlling e banking. La sua offerta formativa prevede anche percorsi sul tema oggetto dell’articolo.

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