MONDO FORMAZIONE

DALLA GREAT RESIGNATION AL QUIET QUITTING.
LA GRANDE OPPORTUNITÀ DELL’HR

ROSANNA GALLO

Settembre 2022

La rivoluzione del lavoro nell’era pandemica. Lo shock della pandemia ha prodotto un’accelerazione dei processi di digitalizzazione e ha permesso di lavorare da remoto, pur in condizioni non sempre agevoli. Questo comporta un modo di lavorare diverso: gestire collaboratori a distanza non vuol dire solo assegnare obiettivi e chiedere reportistica, ma fare squadra, fornire strumenti, ascoltare esigenze e motivare, dare e richiedere feedback e supportare lo sviluppo; in sintesi più responsabilità del collaboratore e più deleghe del manager, ma questo comporta maggior dialogo e fiducia. Un altro importante esito dell’era pandemica è il suo grande impatto emotivo, carico soprattutto di paure relative alla salute, ma anche al rischio di perdita del lavoro e di crisi economica. Oggi si aggiungono crisi geopolitiche, energetiche, inflazione e ci sembra di essere “fuori controllo” con impatto pesante sulla salute mentale. Stiamo assistendo a fragilità che sono emerse, soprattutto nella gestione della paura, e che producono vere sofferenze psicologiche.

La fuga dal lavoro. Abbandonare quel tipo di lavoro totalizzante è una risposta adattiva, seppur la fuga sia il primitivo meccanismo di difesa dell’essere umano: ci si difende dallo stress eccessivo, dal timore di non avere altra vita fuori da là, di ammalarsi e “uscire di testa”, così assistiamo a fughe dal lavoro reali, con la great resignation, e virtuali con il quiet quitting, cioè svolgere il proprio lavoro entro il tempo previsto da contratto e senza fare di più di quanto richiesto.  Abbiamo osservato una “fuga dal lavoro” nella P.A. e nelle aziende private con richieste di pre-pensionamento dai lavoratori senior (e siamo in grave carenza di personale della scuola e della sanità) e ricerca di luoghi di lavoro meno stressanti e più flessibili, quindi con smart working, per i lavoratori junior. La YOLO Economy (You Only Live Once) non ci salverà, ma ci ha reso più attenti alla qualità della vita, all’ascolto delle nostre esigenze e al desiderio di non rimandare troppo i nostri progetti di vita.

Ma la great resignation è un sogno realizzato per pochi, mentre per gli altri è un sogno svanito: pare che il desiderio di lasciare un luogo di lavoro frustrante sia stato più forte della verifica del nuovo impiego con un buon numero di delusioni; inoltre le dimissioni sono troppo rischiose e non ci si può permettere di non avere fonte di reddito per cui, con maggiore realismo e un po' di cinismo, si è passati al quite quitting. Tale fenomeno è la risposta allo stress, al burn-out, al technostress, ma è anche la grande delusione/illusione dei giovani e il grande spreco di talenti.

Il quiet quitting è la reazione a fronte del cambiamento epocale avvenuto nel mondo del lavoro: è un atteggiamento che risponde ad ambienti di lavoro che non si sono evoluti; il risultato è che chi mette in atto questo atteggiamento non è stressato, ma nemmeno felice e l’azienda si ritrova con il lavoro eseguito col cervello ma senza cuore, cioè senza la passione che porta a innovare. E dove manca innovazione si muore.

Opportunità e responsabilità dell’HR. Il ruolo HR ha perso potere negli anni e si è sbilanciato sul fronte del business partner a discapito del people partner. È un ruolo che va maggiormente riconosciuto per le competenze diverse di cui è portatore. Nella pandemia abbiamo osservato HR davvero capaci di riprendere in mano il proprio ruolo e potere per influenzare positivamente i colleghi del board sulle necessità ed emergenze della pandemia a cui rispondere. Finita l’emergenza, ora vanno ripensati i programmi di leadership, non solo per i manager, ma per tutti, a cominciare dalla self leadership o governo di sé. Wellbeing e welfare non potranno essere programmi solo di facciata, ma integranti le relazioni fra colleghi e maggiormente strutturati. La sicurezza sul lavoro, intesa come salute fisica, psicologica e relazionale è una priorità non più rimandabile che richiede formazione e azioni preventive a tutela dell’integrità fisica e mentale delle persone per una convivenza collaborativa e felice nei luoghi di lavoro.

Solo il dialogo ci salverà. Creare una cultura del lavoro più umana e attenta alle belle relazioni con tutti gli stakeholder è la nuova sfida dell’HR: coltivare contesti di lavoro inclusivi e valorizzanti, ascoltare i suggerimenti dei lavoratori e ritrovare la passione nel lavoro producendo benessere per tutti. Diventa prioritario anche formare i manager a una gestione, anche a distanza, sullo sviluppo e sulla valorizzazione dei collaboratori e alla delega per favorire responsabilità, fiducia e gioco di squadra.

ROSANNA GALLO è AD di Eu-tròpia Società Benefit, psicologa del lavoro, specializzata in benessere organizzativo.

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