SALUTE E BENESSERE
Daniel McGinn
Novembre 2025
Illustrazione di Federica Del Proposto
FINO A POCHI ANNI fa non avevo mai sentito parlare della lipoproteina (a), o Lp(a), una molecola presente nel sangue. Poi ho iniziato ad ascoltare The Drive, un podcast condotto da Peter Attia, che dopo aver studiato chirurgia è diventato consulente McKinsey e ora gestisce uno studio medico privato incentrato sulla “healthspan”, ossia l’aspettativa di vita in buona salute, un’espressione che ha contribuito a diffondere. A differenza della durata della vita, che è il tempo che si vive, la durata della salute si riferisce al tempo in cui si gode di uno stile di vita attivo e privo di malattie, e nel suo podcast Attia intervista esperti sui modi migliori per raggiungerla. Parla spesso della Lp(a), che raramente viene inclusa nelle analisi del sangue di routine, ma che può indicare il rischio ereditario di malattie cardiache. Quindi, dopo aver ascoltato The Drive, ho chiesto al mio medico di misurare la mia: 307 nanomoli per litro, rispetto a un valore normale inferiore a 75. Accidenti. Ora vado regolarmente da un cardiologo.
Non c'è nulla di nuovo nel fatto che gli esseri umani cerchino di ottimizzare la propria salute e prolungare la propria vita. Ippocrate sosteneva i bagni freddi; Benjamin Franklin predicava il vegetarianismo; John Kellogg sosteneva i corn flakes, i clisteri e l'astinenza sessuale. Se fossero vivi oggi, probabilmente sarebbero in competizione per le classifiche dei podcast e i contratti editoriali. Il lavoro di Attia, e quello dei suoi concorrenti, è particolarmente noto tra i manager, in parte perché è centrato su ottimizzazione, prestazioni e progressi tecnologici, ma anche perché le cure mediche altamente personalizzate spesso prescritte richiedono un reddito elevato. Nel migliore dei casi, questi podcaster forniscono approfondimenti clinici basati su prove scientifiche, offrono consigli su cosa i pazienti dovrebbero chiedere ai loro medici e fungono da modelli di riferimento ambiziosi. (La maggior parte di loro sono fanatici della palestra). Nel peggiore dei casi, tuttavia, dispensano consigli discutibili e inducono le persone a compiere gesti estremi nella ricerca dell'immortalità.
Tra i podcaster, Andrew Huberman è in cima alla classifica. Neuroscienziato di Stanford, ha lanciato il suo programma, Huberman Lab, nel 2021, e oggi è regolarmente tra i primi 10 al mondo. Ha anche un libro in uscita, Protocols. Huberman è ricercatore scientifico e insegnante, non medico clinico e, sebbene tratti una gamma sempre più ampia di argomenti (gli episodi recenti si concentrano sul dolore, la produttività, la creatività, l'alimentazione, l'udito e l'equilibrio), i lunghi episodi a volte contengono discorsi complessi sui neurotrasmettitori e studi poco chiari. Huberman è stato anche criticato per aver promosso integratori non testati, alcuni dei quali venduti dai suoi inserzionisti. Anche se preferirei episodi più accessibili, continuo ad ascoltarlo spesso e riconosco che l'attenzione di Huberman per una vita migliore, invece che per evitare l'incombente decrepitezza, rende il suo lavoro leggermente più ottimista rispetto ad altri esperti di longevità.
Se siete più inclini al tecno-futurismo, Eric Topol, cardiologo e professore di medicina molecolare, potrebbe fare al caso vostro. Il suo podcast, Ground Truths, è un po' noioso, ma è stato un ospite vivace in altri programmi, come Armchair Expert. Nelle interviste e nel suo ultimo libro, Super Agers, Topol si focalizza sulle tecnologie emergenti e sulle scoperte che potrebbero migliorare la nostra salute. Descrive come i test genetici consentono ai medici di comprendere meglio i rischi di malattia dei singoli pazienti, come l'intelligenza artificiale trasformerà la nostra comprensione delle cause delle malattie e perché i farmaci GLP-1 non solo ci aiutano a perdere peso, ma potrebbero anche avere il potenziale per ridurre la frequenza dell'Alzheimer, del Parkinson e del cancro. Rispetto ad altri, Topol insiste meno sulla dieta e sull'esercizio fisico e più su come ciò che accade nei laboratori di ricerca potrebbe un giorno migliorare la nostra salute.
Attia rimane il mio preferito tra questi guru. Rispetto a Huberman, il suo podcast senza pubblicità si concentra più direttamente sul trattamento dei pazienti, e il suo libro, Outlive, che è rimasto per 104 settimane nelle classifiche dei libri più venduti, è ricco di consigli utili. In esso, Attia approfondisce i “quattro cavalieri” che limitano la durata della salute (malattie cardiache, cancro, malattie neurodegenerative e malattie metaboliche), critica le attuali linee guida mediche che prevedono tempi di attesa troppo lunghi per i trattamenti ed esorta le persone ad abbracciare quella che lui chiama Medicina 3.0, un approccio più aggressivo e proattivo ai test e alle cure.
Come tutti questi esperti, Attia è in grado di addentrarsi nei meandri della scienza. I critici sostengono che promuova un eccesso di test e l'uso di farmaci generici, e che solo le persone benestanti possano mettere in pratica alcune delle sue idee. Ciononostante, il suo libro è molto leggibile (merito anche del coautore Bill Gifford) e la sua attenzione all'esercizio fisico come base di qualsiasi routine anti-invecchiamento è sensata. Uno dei suoi concetti innovativi: invece di limitarsi ad andare in palestra, pensate alle attività che vorreste fare nel vostro “decennio marginale”, ovvero dopo gli 80 anni. Attia chiama queste attività “decathlon del centenario” e la sua lista personale include cose come aprire un barattolo, salire quattro rampe di scale, fare sesso e mettere una valigia da 9 kg nella cappelliera dell'aereo (tra le altre cose). Per ottimizzare i vostri allenamenti, fate un'analisi a ritroso partendo dalla vostra lista e iniziate a rafforzare i muscoli ora, sapendo che col tempo perderanno forza.
Si sta andando un po’ troppo in là? Assolutamente sì. Ne è la prova Bryan Johnson, magnate della tecnologia diventato fanatico della longevità, protagonista del documentario Netflix Don’t Die; ha guadagnato una fortuna nel settore fintech negli anni 2010 e ora spende, secondo quanto viene riferito, 2 milioni di dollari all'anno per un regime di salute che chiama Blueprint. Il regime prevede decine di integratori giornalieri (venduti sul suo sito web), una dieta iperspecializzata (il suo ultimo pasto della giornata è alle 11 del mattino), frequenti esami del sangue, iniezioni di plasma sanguigno prelevato dal figlio adolescente e post sui social media in cui descrive in dettaglio la forza delle sue erezioni notturne (un indicatore della salute cardiaca). Va a dormire ogni sera alle 20,30. Sebbene abbia 47 anni (al momento della stesura di questo articolo), sostiene che i test dimostrano che ogni 12 mesi aggiunge solo 0,48 anni al suo “contatore biologico”. “Il mio compleanno ora è ogni due anni”, scrive.
Ammetto che Johnson probabilmente mi sopravviverà (a parte gli esami del sangue, ha 7 anni meno di me). E anche se non trovo attraente il suo stile di vita all'insegna dell'eccesso, alcune delle sue tecniche estreme potrebbero prendere piede: un piccolo studio suggerisce che la plasmaferesi potrebbe aver migliorato i biomarcatori in 42 soggetti (con un'età media di 65 anni) che hanno provato questa procedura “vampirica”. Non mi sorprenderebbe se ricchi dirigenti iniziassero a seguire il suo esempio, rendendosi conto che il denaro potrebbe davvero comprare una vita più sana e più lunga, se non necessariamente più felice. Per ora, però, il mio piano è quello di attenermi alla medicina più tradizionale e di usare questi guru come fonte di ispirazione per mangiare meno dolci, stare lontano dal computer e andare in palestra più spesso.
Daniel McGinn è redattore di Harvard Business Review.