ORGANIZZAZIONE
Novembre 2025
Gli amanti del cinema lo sanno bene: i film non sono tutti uguali. Alcuni servono solo a intrattenere gli spettatori. Altri sono dei veri e propri capolavori e ti permettono di proiettarti in un’altra dimensione, riappacificarti con la vita, dimenticare le fatiche quotidiane ed entrare in uno stato di serenità e benessere.
Perfect Days (2023) di Wim Wenders, candidato all’Oscar nel 2024 come miglior film in lingua straniera e premiato a Cannes per la miglior interpretazione maschile, è certamente un film imperdibile e, su di me, ha un effetto taumaturgico. Mentre lo guardo, divento via via più sereno, dimentico ogni fatica e piccola difficoltà quotidiana e tendo a riflettere su quanto facilmente mi faccia influenzare da tanti piccoli ostacoli quotidiani che hanno la capacità di mettermi di cattivo umore nonostante faccia il lavoro più bello del mondo.
Il film racconta la storia di Hirayama, un addetto alle pulizie dei bagni pubblici a Tokyo. Hirayama svolge un lavoro essenziale, ma certamente poco stimolante; per intenderci, non una professione che consiglieremmo ai nostri figli. Tuttavia, grazie alla sua routine quotidiana fatta di piccoli gesti e momenti di piacere che riesce a ritagliarsi durante il giorno (scattare una foto, ascoltare la sua musica preferita in auto, trovare un momento per leggere un buon libro), Hirayama è felice, soddisfatto del suo lavoro e capace di vivere il momento presente con serenità e concentrazione.
È possibile analizzare questo film da una prospettiva organizzativa e riflettere su possibili implicazioni manageriali? Certamente si, come tento di spiegare in questo articolo e come sostengono gli studenti del corso di Organizzazione Aziendale che insegno all’Università di Bologna. In un project work presentato in aula, un gruppo di quattro studentesse* ha sottolineato l’utilità di questo film per analizzare alcuni temi affrontati durante il corso: personalità, motivazione e cultura nazionale. Dopo essermi confrontato con loro, provo qui a sintetizzare gli aspetti principali.
Tema #1
La personalità sul lavoro può fare la differenza
Hirayama è una persona calma, gentile e molto coscienziosa. Svolge il suo lavoro con autonomia e dedizione, oltre che buon umore. Sono tratti della personalità fondamentali che, secondo quanto evidenziato nella vastissima letteratura sul tema, sono fortemente correlati alle performance individuali. Inoltre, il protagonista non si lamenta mai, anche quando il lavoro diventa faticoso o deve soccorrere un giovane collega inesperto e svogliato. Questo mix di tratti della personalità (richiamando il famoso modello dei Big Five → coscienziosità, amicalità e stabilità emotiva) è fondamentale negli ambienti di lavoro poiché influenza le dinamiche individuali e il clima di gruppo. Hirayama è un collega che tutti vorremmo avere nei nostri gruppi di lavoro, soprattutto per la sua capacità di infondere serenità, energia ed emozioni positive, spesso elementi essenziali per assicurare il buon funzionamento di un gruppo.
Tema #2
Il Job Crafting
Le vicende del protagonista, caratterizzato da una profonda motivazione intrinseca e capace di provare un profondo senso di soddisfazione in tutto ciò che fa, possono essere collegate a diverse teorie sulla motivazione, dalla teoria dei fattori duali di Herzberg alla self-determination theory di Deci e Ryan.
A mio avviso, una teoria in particolare permette di comprendere le dinamiche che coinvolgono Hirayama e i motivi di questa sua elevata soddisfazione: la teoria del job crafting di Wreszniewski e Dutton (2001). È una delle teorie più studiate negli ultimi anni per le implicazioni manageriali in termini di organizational design ed engagement.
In estrema sintesi, questa teoria suggerisce che ogni lavoratore possa (per certi versi debba) agire, con diversi gradi di libertà vincolati alla natura della sua professione, nel tentativo di “customizzare” il proprio lavoro e renderlo più stimolante e in linea con le qualità, caratteristiche e inclinazioni personali. La novità di questo approccio è legata all’inversione della responsabilità nel processo, che permette di modificare la natura dei task svolti ogni giorno: migliorare le caratteristiche del lavoro non è un compito esclusivo del datore di lavoro o del proprio superiore. Questa responsabilità è in capo a ognuno di noi e dipende dalla nostra capacità di individuare spazi di autonomia e personalizzazione che ci permettono di modificare tre aspetti fondamentali dei ruoli organizzativi: la natura e la varietà dei compiti che svolgiamo (task crafting); le relazioni che sviluppiamo sul lavoro (relational crafting) e, infine, il modo in cui noi percepiamo la nostra professione (cognitive crafting).
Hirayama agisce su ognuna delle tre dimensioni del job crafting:
Delle tre dimensioni del job crafting, questa è forse la più importante per generare effetti duraturi sulla motivazione e produttività, perché permette di dare un significato più elevato alla professione, permettendoci di dimenticare o affrontare aspetti meno piacevoli del lavoro.
Tema #3
We love Japan(ese) culture
Hirayama è giapponese e questa informazione potrebbe essere sufficiente per comprendere appieno i valori che guidano i suoi comportamenti, e che fanno sì che non abbia bisogno né di alcuna supervisione quotidiana né di qualcuno che gli ricordi l’importanza degli obiettivi collettivi rispetto a quelli individuali. Oltre alle tante analisi presenti nella letteratura scientifica, sono altresì famose le immagini dei giocatori della squadra nazionale del Giappone o dei tifosi nipponici agli scorsi campionati del mondo che pulivano gli spogliatoi e le tribune che avevano occupato durante il match. Oltre a questi aspetti illustrativi della cultura giapponese, Hirayama adotta una serie di rituali mattutini che scandiscono la sua giornata in modo ordinato e puntuale: si risveglia, piega il suo futon, si rade, annaffia una piccola pianta, indossa la sua uniforme, prende le chiavi e la macchina fotografica, prende un caffè dal distributore automatico, ascolta musicassette rock e soul alla guida del suo furgone.
I rituali sono fondamentali nella vita di ciascuno di noi per mantenere un certo controllo sugli eventi esterni che affrontiamo ogni giorno, aiutandoci a ridurre l’incertezza e accrescere la nostra percezione di controllo sull’ambiente esterno. Allo stesso modo, altri rituali che caratterizzano alcune aziende particolarmente innovative (es. hackathon o giornate dell’innovazione) possono assumere un ruolo strategico per diffondere una cultura organizzativa che promuova un senso di responsabilità, autonomia e creatività sul lavoro.
Concludo riportando la frase che le studentesse hanno adottato per terminare la presentazione in aula: «Non bisogna necessariamente cambiare lavoro, ma basterebbe a volte cambiare il modo in cui lo viviamo» e la poesia che sprigiona il film Perfect Days può davvero aiutarci in tal senso.
Buona visione e さようなら (Sayōnara).
Marcello Russo, Professore, Università di Bologna, Direttore del Global MBA, Bologna Business School.
* Sofia Camorani, Amanda Biettini, Giulia Beltrami, Carlotta Stella.
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