GIOVANI & CARRIERE

Generazioni a confronto: la tecnologia come leva di inclusione in azienda

Massimo Begelle

Giugno 2025

Generazioni a confronto: la tecnologia come leva di inclusione in azienda

 

Mai come adesso le aziende sono state luogo di coesistenza tra persone di età diverse. Sono cinque, infatti, le generazioni che attualmente condividono il luogo di lavoro, dagli ultimi esponenti della cosiddetta Silent Generation fino ad arrivare alla Generazione Z, la cui presenza è sempre più significativa nelle organizzazioni di tutto il mondo. 

In questo scenario, la Gen Z si trova al centro di una trasformazione profonda: da un lato, porta con sé nuove aspettative, legate alla tecnologia, al benessere e alla flessibilità; dall’altro, si inserisce in un contesto demografico di generale invecchiamento della popolazione, in cui il peso delle generazioni più anziane, in particolare in Europa, è in costante aumento.

 

Il valore della diversità generazionale: da attrito a opportunità

Per la Gen Z, entrare in un’organizzazione multigenerazionale può essere un’esperienza complessa, ma anche altamente formativa: se da una parte esiste il rischio di percepire un divario culturale o tecnologico rispetto ai colleghi più senior, dall’altra offre un’enorme opportunità di apprendimento reciproco. 

Laddove si tende a semplificare il confronto come una contrapposizione, è invece più utile immaginare un modello fondato sulla collaborazione e lo scambio di competenze. Si tratta di promuovere una sinergia virtuosa tra la solidità dell’esperienza professionale dei lavoratori più adulti e la dimestichezza tecnologica dei più giovani, per creare valore condiviso e una cultura dell’innovazione autenticamente inclusiva, in cui i diversi gruppi generazionali riconoscono il proprio ruolo.

 

La tecnologia: un ponte per l’inclusione

Non sorprende che per i professionisti più giovani la tecnologia non sia solo uno strumento, ma un prerequisito: secondo uno studio di EY, la Gen Z si aspetta che i tool digitali disponibili al lavoro siano allineati agli standard cui sono abituati nel privato: flessibilità, usabilità, velocità.

Eppure, la tecnologia non deve essere una linea di demarcazione tra generazioni, bensì un possibile terreno comune. Se da una parte, come rilevato in un’indagine dell’INAPP sulla digitalizzazione e l’invecchiamento della forza lavoro nelle PMI italiane, esiste una certa resistenza all’adozione di nuovi strumenti tra i lavoratori senior, è altrettanto vero che fenomeni come l’intelligenza artificiale generano reazioni complesse e sfumate in ogni fascia d’età. Secondo una ricerca di Top Employers Institute, solo il 60% degli intervistati della Gen Z ritiene che l’IA avrà un impatto positivo sulla propria carriera, segno che anche tra i “nativi digitali” esiste consapevolezza critica e non cieco entusiasmo verso l’innovazione.

 

Nuovi equilibri: una sfida per le organizzazioni 

Per affrontare con successo queste dinamiche, le aziende devono progettare processi e ambienti di lavoro tenendo conto delle esigenze delle diverse comunità che le compongono, riconoscendo e valorizzando le specificità di ogni generazione, rafforzando il senso di appartenenza e stimolando la collaborazione trasversale. La Gen Z, in questo quadro, può fungere da catalizzatore del cambiamento, a patto che venga ascoltata e valorizzata nel proprio potenziale.

Nelle organizzazioni, la tecnologia gioca un ruolo cruciale per promuovere il dialogo intergenerazionale e la contaminazione tra prospettive diverse: strumenti digitali intuitivi e soluzioni come l’intelligenza artificiale permettono oggi di generare percorsi di apprendimento e interazioni personalizzate, adattandosi alle preferenze dei singoli e favorendo flessibilità, partecipazione e innovazione. 

In questo contesto, l’Italia, attualmente il Paese con l’età media più alta in Europa, sta facendo progressi significativi. Delle aziende italiane certificate da Top Employers Institute nel 2025, l’80% ha già delineato una visione futura dell’esperienza digitale dei propri collaboratori, mentre il 65% offre un’esperienza personalizzata ai propri utenti. Tuttavia, persistono margini di miglioramento, soprattutto sul fronte dell’intelligenza artificiale: poco più del 40% delle aziende sta esplorando l’adozione di un framework etico per l’uso responsabile dell’IA e meno del 10% ha già implementato pratiche concrete in questo ambito.

In conclusione, la tecnologia, se usata con consapevolezza ed etica, può diventare un potente alleato per favorire il dialogo e valorizzare le specificità: un linguaggio condiviso che abilita nuovi modelli organizzativi e relazionali.

 

Massimo Begelle è Regional Manager Italy & Spain Top Employers Institute.

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