ECONOMIA & SOCIETÀ

Competere tra caos e incertezze

Enrico Sassoon

Aprile 2025

Competere tra caos e incertezze

Elaborazione HBR da un’immagine di Tim Booth

Il problema immediato di molte aziende è cercare di prevedere le mosse a breve e medio termine dell’Amministrazione Trump. Più a lungo termine intervengono visioni strategiche talmente vaghe che risulta quasi impossibile fare piani ragionevoli. Da qui il nervosismo e la confusione di molti dei CEO con cui Harvard Business Review Italia interagisce quotidianamente.

Al di là delle finezze stilistiche del Presidente (fanno la fila per baciarmi etc.), la sostanza è ormai chiara. Trump e i suoi usano il caos per realizzare un preciso obiettivo: sconvolgere i rapporti economici, finanziari e commerciali tra tutti i Paesi del mondo contando di prevalere a medio termine rafforzando gli Stati Uniti a spese altrui. Il diritto glielo darebbe la supposta scorrettezza degli altri, che sono poi Cina, UE, Canada e Messico e, via via, molti altri Paesi che in questi anni hanno saccheggiato in forme diverse gli Stati Uniti provocando l’aumento incontrollato del debito e dei deficit, indebolendone l’industria manifatturiera e impoverendo così i lavoratori americani.

La narrativa è paranoica (ma non inconsapevole) e il resto del mondo non l’accetterà. Da qui i guai a 360° che soffriremo in futuro. Nell’immediato alcune questioni chiave: i dazi e le altre misure provocano inflazione e recessione. Ora tutti stanno facendo i conti e non sono rosei. Li fa anche Powell alla Fed. Se non abbasserà i tassi d’interesse Trump lo metterà alla berlina, ma la Fed sa bene che nelle condizioni attuali abbassare significa scatenare l’inflazione. Oltre a tutto senza garanzia di rilanciare l’economia e scongiurare la recessione. Non abbassarli è la via più affidabile per mantenere un minimo di equilibrio. C’è poi l’incognita dollaro. L’obiettivo è presumibilmente un dollaro più debole per ridurre l’import e spingere l’export, ma è una soluzione con costi legati agli asset finanziari detenuti dal resto del mondo. Nelle ultime ore è già risultato evidente che il caos trumpiano minaccia la credibilità non solo del dollaro ma dei Treasury Bond, ossia lo strumento finanziario con cui si finanzia l’enorme debito pubblico americano.

Poi, in mezzo a sospetti (eufemismo, è una ovvia certezza) di aggiotaggio e insider trading, arriva la moratoria di 90 giorni sui dazi, e i mercati finanziari, in acuto deficit di ossigeno, stappano lo champagne come non ci dovesse essere un domani.

Facciamo allora qualche considerazione a margine del rimbalzo. L’aspetto positivo è che toglie pressione a una situazione insostenibile che comportava il rischio di un avvitamento dei mercati e l’esigenza di contrastare una potenziale onda recessiva tramite un taglio dei tassi d’interesse. L’aspetto negativo, molto negativo, è che Trump ha frantumato ciò che restava dell’approccio negoziale multilaterale che ha prevalso dal dopoguerra e ha consentito l’ipercrescita del mondo intero per decenni. Ora ci saranno negoziati bilaterali: Usa vs altri paesi, uno per volta. È ovvio che praticamente ogni altro paese, tranne un’aggregazione come l’Ue o un gigante come la Cina, soccomberà. La garanzia che questo non succedesse la davano il FMI, il WTO e altri organismi sovranazionali, troppo spesso vituperati. Ora siamo al braccio di ferro tra un colosso e singoli piccoli o medi paesi con scarsa forza negoziale. Quindi viva il rimbalzo, ma il futuro sarà da costruire con attenzione. Sono fermamente convinto che occorra fare un grande sforzo collettivo per rilanciare il metodo e le logiche del multilateralismo, per garantire maggiore equilibrio ed equità. 

Enrico Sassoon è Direttore responsabile di Harvard Business Review Italia.

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