CULTURA ORGANIZZATIVA
Jamil Zaki
Ottobre 2024
keithsutherland/Getty Images
CINQUECENTO ANNI FA, scrivendo Il Principe, Nicolò Machiavelli offriva consigli ai leader che cercavano di accrescere il loro potere. “Servirebbe [al Principe] apparire pio, fedele, umano, vero, religioso, e anche esserlo”, scrisse, “ma solo se è disposto, qualora fosse necessario, ad agire in modo opposto”.
In altre parole, non tenetevi stretti i vostri valori, perché comunque non lo farà nessun altro.
A distanza di secoli, questo passaggio racchiude ancora perfettamente la visione cinica del mondo. I cinici credono che gli esseri umani siano fondamentalmente interessati solo a sé stessi. Questo significa anche che le interazioni tra le persone sono in fondo una lotta spietata e darwiniana per la sopravvivenza, in cui la strada per il successo richiede di passare oltre o sopra le persone che ci circondano.
Molti di noi seguono questa triste logica. Più della metà dei genitori ritiene che, per avere successo, i figli debbano concepire il mondo come duro e pericoloso. Secondo la leggendaria professoressa di management Sumantra Goshal, agli studenti di MBA viene insegnato che “le aziende devono competere non solo con i loro concorrenti, ma anche con i fornitori, i dipendenti e le autorità di regolamentazione”. Nella Silicon Valley, dove lavoro, vengono celebrati e troppo spesso emulati leader brillanti, ma tossici, come Steve Jobs.
Seguendo il consiglio di Machiavelli, i cinici sacrificano le relazioni e i principi per vincere. Invece, la ricerca dimostra che perdono. Un’ondata di nuove scienze comportamentali ha scoperto che, nel corso della carriera, il pensiero cinico ostacola il successo. I genitori potrebbero pensare che i loro figli prospereranno se vedono il mondo come una competizione, ma le persone con questa mentalità guadagnano meno e riferiscono una minore soddisfazione sul lavoro.
Vi sono delle ricerche che seguono le persone nel tempo, testando il loro cinismo in un certo momento e seguendole per anni allo scopo di misurarne i risultati professionali. Le notizie in questo caso sono più chiare, e anche peggiori per i cinici: nell’arco di un decennio, il loro stipendio cresce ad appena un terzo del tasso dei non cinici e hanno meno probabilità di essere elevati a posizioni di leadership.
Perché? Rispetto alle loro controparti più fiduciose, i cinici hanno una maggiore fame di potere e lo perseguono in modi diversi. Sicuri che gli altri si approfitteranno di loro se ne avranno l’occasione, passano all’offensiva, manipolando gli altri per primi. Machiavelli ne sarebbe orgoglioso. Egli esorta i leader a dominare gli altri, preferendo essere temuti piuttosto che amati. La ricerca ha rilevato che le azioni di tipo dominante, come intimidire i colleghi e leccare i piedi ai superiori, tendono a costruire il potere delle persone sul posto di lavoro, ma lo fanno anche le azioni di tipo comunitario, come il condividere generosamente con i colleghi. Le ricerche condotte sulle persone sgradevoli, che condividono la vena competitiva dei cinici, hanno rilevato che utilizzano solo strategie dominanti per fare carriera. Questo le lascia isolate e finisce per porre un limite al loro successo.
In parole povere, i cinici giocano la partita sbagliata. Il successo non è una battaglia all’ultimo sangue in cui il vincitore prende tutto. La maggior parte delle persone vince costruendo legami e alleanze di fiducia, e anche se un individuo riesce a farsi largo verso il vertice, spesso è il suo team a pagarne le conseguenze. Gli psicologi hanno recentemente analizzato i livelli di narcisismo nei tweet dei giocatori dell’NBA e hanno scoperto che le squadre con livelli più elevati di narcisismo hanno vinto meno partite. Perché? Per competere ai massimi livelli, i compagni di squadra devono innanzitutto smettere di cercare di superarsi a vicenda. Se si accaparrano la palla, i giocatori narcisisti costano alle loro squadre un vantaggio cooperativo. Come disse il campione NBA Bill Bradley, “il successo del gruppo assicura il successo dell’individuo, ma non il contrario”.
Il cinismo può privare gli ambienti di lavoro della creatività, dell’apertura, del morale e dei risultati. La buona notizia è che il cinismo non è una condanna a vita. Ricerche suggeriscono che solo un quarto di esso è genetico, il che significa che l’ambiente sociale modella in modo significativo la nostra disponibilità a dare e ottenere fiducia. Grazie alle giuste abitudini, i cinici possono costruire una nuova mentalità e tendere alla connessione.
Come psicologo ricercatore e autore, ho studiato per anni la scienza del cinismo. Lavoro anche con organizzazioni e leader per aiutarli a combattere il cinismo e a portare il vantaggio della cooperazione nei loro team. Ecco alcuni punti di partenza.
Fate in modo che la fiducia sia l’opzione predefinita
Circa 10 anni fa, alcuni economisti hanno studiato due villaggi di pescatori nel sud-est del Brasile. Uno si trovava sulla riva dell’oceano, dove la pesca richiede grandi barche, attrezzature pesanti e lavoro di squadra. L’altro stava su un lago, dove i pescatori partono con piccole barche e si contendono i posti migliori. I ricercatori hanno testato i livelli di cooperazione, fiducia e generosità in entrambe le comunità.
I pescatori che lavoravano sul mare e sul lago hanno iniziato con profili sociali simili; ma più a lungo si pescava sul lago, più si diventava sospettosi ed egoisti, anche al di fuori del lavoro.
Troppi luoghi di lavoro funzionano come città lacustri. Soprattutto nelle “culture del genio”, i risultati personali sono valutati sopra ogni altra cosa, anche se le persone di talento sono un incubo con cui lavorare. Secondo le ricerche, questa mentalità erode la fiducia e blocca le persone in una lotta competitiva che a lungo andare può danneggiare molti di loro.
Ma i leader possono invece creare villaggi oceanici, che mettono le persone in contatto con forme di potere comuni. L’azienda di design IDEO ne è un esempio nella costruzione della sua “cultura dell’aiuto”. I leader incoraggiano i loro team ad aspettarsi che tutti chiedano e diano sostegno agli altri, e vengono premiati non solo per le prestazioni individuali, ma anche per il modo in cui si sono mostrati verso i loro colleghi. Queste strutture e pratiche, nel tempo, trasformano la fiducia e la collaborazione in un’impostazione predefinita.
Combattere le norme fantasma
Quando le aziende mi chiamano per aiutarle a creare empatia e fiducia, di solito inizio con un sondaggio anonimo tra tutti i dipendenti. Quanto desiderate, chiedo, che l’ambiente di lavoro sia definito dalla collaborazione piuttosto che dalla competizione? E come pensate che il vostro collega medio risponderebbe a questa stessa domanda? In ognuna di queste organizzazioni, le persone danno risposte radicalmente diverse. La maggior parte dei dipendenti desidera profondamente una cultura della collaborazione, ma pensa che ai colleghi vada bene la competizione. Queste comunità sono città lacustri in cui ogni membro pensa di essere l’unico a preferire una vista sull’oceano.
Gli psicologi chiamano questo fenomeno “ignoranza pluralistica” ed è presente ovunque. Voci forti, estreme e tossiche dominano le conversazioni pubbliche. Anche se non rappresentano la maggior parte delle persone, occupano così tanta attenzione che gli altri iniziano a pensare che tutti debbano essere d’accordo e si conformano a questo falso consenso che finisce col prendere il sopravvento. L’ignoranza pluralistica è un subdolo pregiudizio sociale, ma è anche facile da scalfire. Studio dopo studio, mostra alle persone cosa vuole la maggioranza reale e le guida rapidamente a perseguire gli obiettivi condivisi.
I leader possono approfittarne, mostrando ai dipendenti la verità. Le aziende fanno continuamente sondaggi tra i propri dipendenti. Se chiedono quali sono i loro valori, è probabile che scoprano che una netta maggioranza crede nel sostegno reciproco. Se i leader chiedono cosa vogliono le persone, la maggior parte di loro dirà che desidera una cultura più connessa. In un incontro con tutti, un leader può rivelare questi dati e mostrare i dipendenti a sé stessi. Le persone possono vedersi sotto una nuova luce, rendersi conto di quanto siano popolari i valori della cooperazione e sentirsi più sicure nel perseguire il successo collettivo.
Siate i primi a fidarvi
In un articolo del 2022 per questa rivista, ho scritto di come il cinismo dei leader possa facilmente diffondersi nelle organizzazioni. Ho sostenuto che i manager dovrebbero aumentare la propria fiducia, dando l’esempio per enfatizzare una cultura “anti-cinica”. I dati più recenti forniscono un’altra ragione per cui questa è una mossa saggia. Il cinismo riduce il morale, la sicurezza psicologica e la fedeltà dei team. Ma è anche un ostacolo diretto per gli individui. Ciò significa anche che quando i leader incoraggiano una mentalità comunitaria, danno a ogni persona maggiori possibilità di raggiungere i propri obiettivi.
IL CINISMO è aumentato costantemente negli ultimi 50 anni, intrappolando molti di noi in un’ironica trappola mentale. Quando le persone credono di dover lottare per arrivare in cima, è meno probabile che ci arrivino. Ma i leader hanno la grande opportunità di contrastare questa tendenza, creando condizioni in cui le persone possano esprimere il loro desiderio di una cultura più collaborativa e positiva e vedere questo desiderio negli altri. Possono portare il vantaggio della cooperazione nelle loro comunità e aiutare le persone a vincere nel modo in cui la maggior parte di noi vuole farlo: insieme.
Jamil Zaki è professore di Psicologia all’Università di Stanford e autore di Hope for Cynics: The Surprising Science of Human Goodness.