LEADERSHIP
Intervista a Guido Stratta e Luca Brambilla
Gennaio 2025
IN UN MONDO TECNOLOGICO e iperconnesso, in cui il progresso corre così veloce da far apparire ogni nuovo aggiornamento già obsoleto, le relazioni umane rappresentano un enorme vantaggio competitivo. La capacità di guidare le persone, di motivarle, di coltivarne i talenti è essenziale per adattarsi a un contesto lavorativo caratterizzato da una crescita inarrestabile. Le competenze strategico-relazionali, come la leadership e la comunicazione, risultano allora determinanti per le organizzazioni che desiderano eccellere.
Tra i numerosi stili per entrare in relazione con l’altro spiccano la Leadership Gentile e la Comunicazione Strategica. A parlarne sono i rispettivi artefici di questi innovativi approcci: Guido Stratta, fondatore e presidente dell’Accademia della Gentilezza, e Luca Brambilla, direttore dell’Accademia di Comunicazione Strategica.
Come è nata l’idea della Leadership Gentile?
Guido Stratta. Era il 2020 e tutto il mondo stava vivendo un indimenticabile periodo di angoscia e incertezza. Io e mia moglie, che ricoprivamo entrambi ruoli a stretto contatto con le persone, ci tormentavamo domandandoci cosa queste stessero provando. Così, intuimmo che solo attraverso la gentilezza avremmo potuto proteggere quella fragilità. In quei mesi di reclusione forzata abbiamo avuto tempo per iniziare a sviluppare i principi di questo nuovo stile di leadership, fondato sulla correlazione di tre fattori indispensabili per creare una cultura della gentilezza che sia anche sostenibile nel tempo: risultati, benessere e motivazione. Questi elementi formano il “Triangolo della Gentilezza”, bene illustrato all’interno del libro Leadership Gentile. Dialoghi strategici, scritto insieme a Luca Brambilla (ACS Editore).
Luca, quali affinità ci sono tra il tuo pensiero e quello di Guido?
Luca Brambilla. Fin da subito ho intuito una possibile sintonia tra i contenuti erogati dall’Accademia di Comunicazione Strategica e i concetti sviluppati da Guido, previsione che si è poi effettivamente concretizzata grazie alla scrittura di questo libro e alle numerose collaborazioni successive. Entrambi crediamo nei processi umano-centrici: siamo come le sponde parallele di un fiume dentro al quale scorre il tema delle relazioni. La Comunicazione Strategica mira a costruire relazioni solide e durature valorizzando i tre elementi coinvolti in ogni interazione: Io, Tu e Contesto. Analogamente, la Leadership Gentile pone al centro il Noi. Ambedue gli approcci fioriscono in contesti complessi, dove il raggiungimento di qualsiasi obiettivo richiede la cooperazione di più menti in relazione tra loro.
Un connubio perfetto. Guido, cosa ne pensi di questa sinergia?
GS. Mi trovo assolutamente d’accordo con Luca. Le relazioni sono fondamentali: plasmano la propria identità e il modo in cui si è percepiti dall’esterno. Il primo scopo della Leadership Gentile è costruire relazioni potenzianti, che generino, cioè, una crescita reciproca di entrambi i soggetti. Si supera così il paradigma “o me o l’altro” evolvendosi verso “me e l’altro”. Ulteriore elemento comune è la valorizzazione e il rispetto dell’interlocutore pur mantenendo il focus sugli obiettivi. La Comunicazione Strategica abbraccia gli interessi del Tu ma prima di tutto ha a cuore quelli dell’Io: la relazione è utile e funzionale al raggiungimento di uno scopo. Allo stesso modo, al vertice del Triangolo della Leadership Gentile vi sono i risultati. Senza questo presupposto, i due approcci, per quanto nobili, non sarebbero sostenibili.
Qual è il rapporto tra relazione e comunicazione?
LB. Lo strumento per coltivare relazioni è la comunicazione. Citando Zygmunt Bauman, “Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione”. L’approccio da noi proposto è la Comunicazione Strategica, che nasce dallo studio di teorie di comunicazione, psicologia e neuroscienze e dall’osservazione sul campo di casi aziendali concreti. Tale disciplina si differenzia dagli stili comunicativi studiati finora poiché tiene conto di tutte le componenti dell’animo umano: la sfera razionale, quella emotiva e quella inconscia. È infatti razionale poiché permette di entrare nel merito dei problemi in maniera analitica, emotiva perché valorizza le emozioni degli esseri umani coinvolti e inconscia in quanto tiene ampiamente conto dei bias cognitivi che viziano i processi decisionali.
Quali sono i principali ostacoli ai vostri approcci?
GS. Il problema è che all’essere umano, nel suo profondo, spaventa vedere nelle altre persone delle qualità autentiche. Noi manager aziendali siamo abituati a valutare i collaboratori soffermandoci sulle mancanze invece che sulle potenzialità. E se invece dessimo alle persone la libertà di fare ciò che amano? Ecco che assumerebbero immediatamente la responsabilità delle proprie scelte; non si limiterebbero a eseguire compiti, ma sarebbero motivate a risolvere anche problemi che non erano stati inizialmente previsti. Così si dà la possibilità di germogliare.
LB. Io sono dell’idea che il freno più grande alla Comunicazione Strategica sia rappresentato dall’ego. Dare spazio all’altro significa, inevitabilmente, scendere a compromessi con sé stessi. Anche i professionisti più eccellenti nel proprio campo possono rivelarsi dei leader mediocri, poiché manifestano quella innata resistenza psicologica a incentivare lo sviluppo dell’altro, forse nel timore di poter essere superati. Essere strategici significa andare oltre questa visione egoriferita comprendendo che, insieme, si può crescere infinitamente di più.
Chiunque può diventare un leader gentile o un comunicatore strategico?
GS. Potenzialmente ognuno di noi può imparare a essere gentile. Chi sperimenta la vera gentilezza viene immediatamente contagiato. In realtà tutti noi nasciamo con un imprinting relazionale: fin da subito veniamo curati, nutriti, allattati. Il problema è che oggi questa virtù subisce il pregiudizio di essere associata alla debolezza, alle buone maniere, al venire sfruttati. Quando a un manager viene detto “sei una persona gentile”, la risposta è spesso “sì, ma raggiungo i risultati”. Il mio tentativo di divulgazione ha lo scopo di superare questa mentalità.
LB. L’idea di base è che anche le competenze strategico-relazionali, al pari di quelle tecniche, possano essere studiate e apprese. Ciò è possibile attraverso la creazione di metodologie codificate in maniera scientifica, così che chi le acquisisca possa farle proprie e adattarle al suo contesto professionale. Il paradigma ideato per adottare uno stile relazionale strategico è il Metodo O.D.I.®, i cui principi sono descritti e approfonditi nel suo manuale di riferimento: Comunicazione Strategica. Un nuovo approccio alle relazioni. Dunque, per rispondere alla domanda: sì, chiunque può diventare uno scienziato delle relazioni. Servono un metodo solido per gettare le fondamenta profonde dell'edificio e una costanza incrollabile per innalzarlo, piano dopo piano, fino a trasformarlo in un maestoso grattacielo.