INNOVAZIONE
Settembre 2024
Il 2024 è l’anno di svolta per l’introduzione dell’intelligenza artificiale in azienda. La stragrande maggioranza ha ormai adottato degli strumenti che la utilizzano in maggiore o minore misura. Chi è un po’ più indietro, per dubbi, esitazioni o considerazioni economiche legate alla scala dell’investimento, medita di farlo a breve. Sono, infatti, 9 su 10 i leader d’impresa che hanno in programma investimenti crescenti tra il 2024 e il 2025, con l’obiettivo di sfruttare l’IA per facilitare il lavoro dei dipendenti, aumentandone l’efficacia, ma anche contando su effetti positivi sulla produttività. Occorre, però, che questa rivoluzione venga condivisa con tutti i dipendenti, che in linea generale stanno dimostrando una grande apertura all’innovazione, per evitare che si creino timori o resistenze legati ai possibili effetti di sostituzione del lavoro in determinati contesti.
Sono queste le principali conclusioni emerse nel corso del convegno Future of Work che si è tenuto ieri 17 settembre, organizzato da Microsoft Italia e Harvard Business Review. Si tratta di un obiettivo complesso e del compito più urgente che si pone oggi ai vertici delle aziende, che dovranno riuscire a esprimere una “leadership visionaria” che sia capace di sfruttare al meglio le grandi potenzialità dell’intelligenza artificiale.
Un dato rilevante, poco conosciuto, è che oggi il 75% dei lavoratori della conoscenza utilizza l’IA al lavoro, e il 78% di questi lo fa con strumenti propri, non forniti dall’azienda (la sindrome definita come Bring Your Own AI Tool). Questo conferma l’orientamento sostanzialmente positivo da parte dei lavoratori ma, allo stesso tempo, rende ancora più importante e urgente un approccio omogeneo e consapevole all’intelligenza artificiale da parte delle organizzazioni.
Il tema è all’ordine del giorno e può essere a buona ragione considerato come la vera priorità per le imprese di ogni tipo e dimensione, pubbliche o private. Si è, infatti, parlato molto, negli ultimi due anni, di intelligenza artificiale, specie quella generativa, di quali ne siano le principali applicazioni e di come affrontare il cambiamento radicale che essa comporta nel modo di pensare il lavoro. Ma, per compiere le scelte corrette in un ambito che richiede chiarezza di intenti e investimenti significativi, occorre una elevata consapevolezza degli obiettivi che si possono realizzare e dei modi per raggiungerli.
La realtà – ha detto Martina Pietrobon, Direttrice Modern Work di Microsoft Italia – è che una nuova dimensione del lavoro è già tra noi e i lavoratori ne hanno compreso appieno la portata. Non è un caso, infatti, che decidano di utilizzare così di frequente i loro tool personali di IA sul luogo di lavoro, quando questi non siano sufficientemente disponibili. Peraltro, con tutti i rischi a livello di sicurezza che ne possono derivare. È, quindi, non solo consigliabile ma necessario che l’approccio all’IA in azienda assuma contorni ben precisi e consapevoli da parte del vertice aziendale in armonia con tutti i dipendenti.
Va sottolineato, ha detto Pietrobon, in particolare l’utilizzo dell’IA generativa che, in poco più di un anno e mezzo dalla sua introduzione, viene ormai utilizzata da centinaia di milioni di utenti sia a livello professionale sia personale. L’utilizzo dell’IA generativa è quasi raddoppiato negli ultimi sei mesi: il 46% dei manager intervistati a livello globale ha iniziato a sperimentarla e il 60% dei knowledge worker italiani conferma di usarne gli strumenti per ridurre il tempo impiegato nello svolgere compiti secondari e focalizzarsi su quelli più strategici.
È chiaro però che l’introduzione di tecnologie così efficaci e innovativa non costituisca un compito semplice e non si può pensare che cambiamenti così radicali, che impattano sull’intera cultura organizzativa, possano sempre avvenire senza sforzo. Ogni cambiamento porta con sé resistenze e timori di marginalizzazione nell’assetto produttivo o, addirittura, di perdita del posto di lavoro. È, però, sempre più chiaro cha la potenza nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in azienda non va nella direzione di sostituire le attività svolte dalle persone, ma di semplificarle, arricchirle e rafforzarle, sostituendo o eliminando i task puramente meccanici e ripetitivi, concedendo maggior tempo di svolgere attività a maggiore valore aggiunto, più gratificanti e creative. E, in molti casi, di migliorare l’equilibrio tra vita personale e vita professionale.
Lo ha sottolineato Angela Paparone, Direttrice HR di Microsoft Italia, secondo cui l’elemento centrale dell’utilizzo dell’IA in azienda consiste proprio nella valorizzazione del sapere umano e delle persone a ogni livello. Non a caso, è stato coniato il termine Copilot per il tool di Microsoft 365, perché si tratta di un vero e proprio co-pilota in grado di svolgere molteplici compiti con grande rapidità ed efficacia, consentendo al lavoratore di concentrarsi su quelli più importanti. Compito dei leader aziendali è far comprendere a tutti i collaboratori la portata della rivoluzione in atto, che è in prima istanza di natura tecnologica, ma che però richiede un cambio di passo nel mindset delle persone, alle quali va offerto quando utile, un efficace reskilling che consenta di acquisire nuove competenze.
Un utilizzo accorto ed esteso di strumenti di IA non ha però solo effetti rilevanti nelle modalità di lavoro, ha rilevato Paparone, ma anche in termini di efficienza e produttività, come messo in evidenza da un recente studio Microsoft in collaborazione con TEHA, che ha rilevato un aumento della produttività del 5% nella metà del campione di aziende analizzate che già applicano strumenti di intelligenza artificiale.
Una serie di effetti positivi, dunque, che si sono visti confermati nella testimonianza relativa a SACE, il gruppo assicurativo-finanziario controllato direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che sostiene le aziende nel loro processo di innovazione. L’HR Digital Manager di SACE, Giovanni Abbadia, ha ben definito i driver fondamentali per un’applicazione di successo dell’IA in azienda. Ed è particolarmente rilevante che questa testimonianza venga da un’azienda pubblica che opera sullo scacchiere internazionale, considerato che troppo spesso il mondo della pubblica amministrazione non si trova propriamente alla frontiera dell’innovazione tecnologica.
SACE, ha riferito infatti Abbadia, ha abbracciato pienamente e molto velocemente la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Per una realizzazione efficace degli obiettivi, occorre essere dei fast adopter e operare un reskilling diffuso dei dipendenti. Il cambiamento del modo di lavorare con l’utilizzo dei migliori tool tecnologici deve andare di pari passo con un approccio mentale aperto verso l’innovazione. Ed è indispensabile che questa rivoluzione venga compresa e adottata da tutto il personale: nessun cambiamento può funzionare se deriva da un approccio top-down che parta dal vertice senza coinvolgere fin dalle prime battute i dipendenti senza mettere in comune gli obiettivi. E ciò vale, a maggior ragione, per l’intelligenza artificiale il cui avvento rischia di portarsi dietro timori spesso ingiustificati, specie i lavoratori di età più avanzata, con minore dimestichezza con il mondo tecnologico.
Di grande interesse per il folto pubblico intervenuto, composto in particolare da esponenti delle direzioni risorse umane e tecnologia, la presentazione delle caratteristiche di Copilot, lo strumento Microsoft che costituisce un’applicazione avanzata dell’intelligenza artificiale generativa. I technical architect di Microsoft, Agnese Giordano e Simone Frigerio, hanno dato un’ampia e accurata dimostrazione dei task che possono essere svolti da Copilot nel semplificare e, nel contempo, arricchire numerose attività routinarie in azienda, liberando le persone da compiti meno rilevanti e consentendo di concentrarsi su attività di maggiore contenuto creativo.