INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Le aziende che sostituiranno le persone con l’IA resteranno indietro

Behnam Tabrizi, Babak Pahlavan

Agosto 2023

Le aziende che sostituiranno le persone con l’IA resteranno indietro

piranka/Getty Images

DOPO MOLTE DISCUSSIONI, il dibattito sull’eliminazione di posti di lavoro causata dall’intelligenza artificiale sta trovando un terreno comune. Storicamente le nuove tecnologie non hanno mai causato disoccupazione a livello macro, quindi è improbabile che l’intelligenza artificiale tolga lavoro a molte persone nel lungo periodo, soprattutto perché la maggior parte dei Paesi avanzati sta assistendo a un calo della popolazione in età lavorativa. Tuttavia, poiché le aziende stanno adottando ChatGPT e altre IA generative con notevole rapidità, potremmo assistere a una sostanziale perdita di posti di lavoro nel breve periodo.

Confrontate l’IA con l’avvento dell’elettricità all’inizio del ventesimo secolo. Le fabbriche hanno impiegato decenni per passare da meccanismi di trasmissione alimentati a vapore ai motori elettrici nei macchinari; hanno dovuto riorganizzare il layout per sfruttare la nuova tecnologia elettrica. Il processo è avvenuto abbastanza lentamente da lasciare all’economia il tempo di adattarsi: all’inizio solo le nuove fabbriche adottavano i nuovi motori. Man mano che l’elettricità creava nuovi posti di lavoro, i lavoratori licenziati dalle fabbriche a vapore potevano trasferirsi. La maggiore ricchezza ha creato industrie completamente nuove coinvolgendo i lavoratori, insieme ad aspettative più elevate.

Qualcosa di simile è accaduto con la diffusione dell’informatica a metà del XX secolo. Il ritmo è stato più veloce di quello dell’elettrificazione, ma comunque abbastanza lento da evitare una disoccupazione di massa.

L’IA è diversa perché le aziende la stanno integrando nelle loro attività così rapidamente che è probabile che le perdite di posti di lavoro aumentino prima che arrivino i guadagni. I colletti bianchi potrebbero essere particolarmente vulnerabili nel breve periodo. In effetti, i commentatori descrivono una “corsa all’oro dell’IA” piuttosto che una bolla, alimentata da produttori di chip avanzati come Nvidia. Goldman Sachs ha recentemente previsto che le aziende la utilizzeranno per eliminare un quarto di tutte le attuali mansioni lavorative negli Stati Uniti e in Europa. Ciò significa probabilmente decine di milioni di persone senza lavoro, soprattutto quelle che pensavano che le loro conoscenze specialistiche garantissero loro la sicurezza del posto di lavoro.

Restano due possibilità per mitigare questo rischio. La prima è che i Governi intervengano, sia per rallentare l’adozione commerciale dell’IA (altamente improbabile), sia per offrire speciali programmi di welfare per sostenere e riqualificare i nuovi disoccupati.

Ma c’è un’altra possibilità, spesso trascurata, che non comporta le conseguenze indesiderate dell’intervento governativo. Alcune aziende stanno rapidamente integrando l’IA generativa nei loro sistemi, non solo per automatizzare le attività, ma anche per mettere i dipendenti in condizione di fare più di quanto potessero fare prima, cioè per renderli più produttivi. Una riprogettazione radicale dei processi aziendali potrebbe innescare ogni sorta di nuova creazione di valore. Se molte aziende lo faranno, allora come società genereremo abbastanza nuovi posti di lavoro da sfuggire alla trappola dello spiazzamento nel breve termine.

Ma lo faranno? Anche l’azienda meno aggressiva tende ad essere piuttosto efficace nel tagliare i costi. L’innovazione, tuttavia, è un’altra questione. In passato non ci preoccupavamo di questo aspetto, dato che c’era abbastanza tempo perché alcune aziende aggressive cambiassero gradualmente settore. Le aziende hanno innovato nel tempo per compensare una lenta perdita di posti di lavoro, l’innovazione ha creato nuovi posti e ha mantenuto bassa la disoccupazione. Ma dal punto di vista macroeconomico, con la transizione all’IA non abbiamo il lusso del tempo.

Quindi l’alternativa all’affidamento a misure pubbliche è che molte aziende innovino abbastanza velocemente da creare nuovi posti di lavoro con lo stesso ritmo con cui l’economia nel suo complesso elimina quelli esistenti. L’IA generativa si sta diffondendo rapidamente nelle aziende e nella società, ma questa velocità significa anche un’opportunità per le aziende di accelerare il ritmo dell’innovazione. Se riusciamo a convincere un numero sufficiente di aziende a passare all’attacco in questo modo, non dovremo più preoccuparci della disoccupazione da IA.

Naturalmente, le aziende non si affideranno – e non lo devono fare – all’IA per risolvere problemi macroeconomici. Ma fortunatamente hanno buone ragioni di business per farlo. Le aziende che creano opportunità dall’IA si posizioneranno anche per prosperare nel lungo periodo.

 

All’attacco con l’IA

Possiamo già indicare aziende aggressive che cercano di innovare nel campo dell’IA. Dopo essere diventato un pioniere dei razzi riutilizzabili e delle auto elettriche, Elon Musk promette ora di fare di Twitter un leader dell’IA al pari di Microsoft e Google. Musk, tuttavia, è un famoso outsider e il giudizio su Twitter è ancora pendente. Che cosa significa per un’azienda passare all’attacco con l’IA?

Per rispondere a questa domanda, analizziamo cosa rende le aziende abili nel gestire i tipi di cambiamenti a cui stiamo assistendo. Uno di noi (Tabrizi) ha riunito un team di ricercatori per studiare 26 aziende di grandi dimensioni utilizzando dati di buona qualità nel periodo dal 2006 al 2022. Il team ha suddiviso le aziende in gruppi ad alta, media e bassa agilità e innovazione nel tempo, con dati e casi di studio comparabili per ciascuna di esse.

Cosa ha distinto le aziende agili e innovative da quelle neutrali o difensive? Il team ha ristretto gli elementi di differenziazione a otto fattori di innovazione agile: purpose fondamentale, ossessione per i desideri dei clienti, influenza sui colleghi in stile Pigmalione, mentalità da startup anche dopo la scalata, propensione all’audacia, collaborazione radicale, disponibilità a controllare il tempo e operatività bimodale. La maggior parte dei leader apprezza questi attributi, ma si scopre che per le grandi organizzazioni è molto difficile mantenerli nel tempo.

Tabrizi ha scritto altrove di come Microsoft sia passata all’attacco per affermare la sua leadership nell’innovazione, rivedendo la propria gerarchia e perseguendo partnership come quella con Open AI. Ma altre aziende hanno fatto qualcosa di simile con l’IA come risultato di questi fattori. Concentriamoci su due dei fattori più importanti: la propensione all’audacia e la mentalità da startup. La messa in campo di questi elementi può portare un’azienda molto avanti nell’innovazione agile, perché impongono cambiamenti in tutta l’organizzazione.

 

Una propensione all’audacia

Qualsiasi azienda che investa nell’IA nel prossimo futuro è probabile che ne tragga profitto. Tuttavia, è probabile che il semplice investimento offra solo guadagni incrementali. I numeri possono sembrare buoni, soprattutto per quanto riguarda la riduzione dei costi, ma l’azienda perderà l’opportunità di ottenere grandi guadagni creando un valore sostanziale o una nicchia futura difendibile. Un investimento prudente non vi proteggerà a lungo termine dalla concorrenza e di certo non aiuterà a far fronte alla sfida macroeconomica che stiamo affrontando.

Questo è il problema di ogni nuova tecnologia: si può procedere con cautela e probabilmente si può fare bene. Le grandi aziende odiano il rischio ed è per questo che operano come macchine ben oliate che sfornano prodotti affidabili a costi accessibili. Questo è anche il motivo per cui molte di esse esternalizzano l’innovazione acquisendo start-up, ma anche questo approccio spesso porta a scarsi miglioramenti. Tutte le organizzazioni di successo, soprattutto quelle di grandi dimensioni, preferiscono minimizzare il rischio e contenere l’audacia. Ma come sottolinea Brené Brown, “si può scegliere il coraggio o la comodità, ma non si possono scegliere entrambi”.

L’audacia è diventata un cliché aziendale, e i leader spesso protestano, ma con l’IA abbiamo bisogno che le aziende facciano davvero sul serio, abbracciando il rischio invece di minimizzarlo. Prendiamo ad esempio Adobe, il cui programma Photoshop detiene da tempo la quota maggiore del mercato della progettazione fotografica. Adobe avrebbe potuto giocare d’anticipo quando è emersa l’IA generativa, adottandola in piccole aree, in attesa di vedere come si evolveva la tecnologia. È quello che ha fatto Kodak con la fotografia digitale e Motorola con la telefonia digitale. Adobe ha invece spinto l’intelligenza artificiale generativa in Photoshop al punto che gli utenti comuni possono creare tutti quei tipi di video che prima non potevano fare. Adobe avrebbe potuto considerare l’IA come una minaccia o una deviazione e continuare a migliorare Photoshop senza di essa, ma i suoi leader hanno avuto il coraggio di investire in modo aggressivo nell’IA per elevare le capacità degli utenti.

Per quanto riguarda la tecnologia, il produttore di chip Nvidia ha fatto parlare di sé per aver offerto i migliori chip di semiconduttori per l’IA. Agli occhi degli estranei, l’azienda potrebbe sembrare solo fortunata, con la tecnologia giusta al momento giusto. Ma l’attuale successo di Nvidia non è casuale: negli ultimi dieci anni ha acquisito e sviluppato in modo aggressivo competenze nel campo dell’IA, creando anche chip e software specifici. Possiamo aspettarci che questa aggressività continui, consentendo non solo offerte di maggior valore per Nvidia, ma anche utilizzi dell’IA migliori della semplice riduzione dei costi.

L’audacia non funzionerà sempre. Ma una propensione a questa è essenziale per superare l’avversione al rischio profondamente radicata nelle gerarchie aziendali.

 

Mentalità da start-up

Simile all’audacia, e altrettanto importante per il successo dell’IA, è adottare la mentalità di una start-up, indipendentemente dall’età o dalle dimensioni dell’azienda. Le start-up eccellono nel guardare ai mercati in modo ampio e nell’orientarsi rapidamente verso ciò che i clienti desiderano ora. Le grandi aziende hanno le risorse per cogliere queste opportunità, ma di solito si muovono così lentamente, con così tante barriere (e mancanza di audacia), che le start-up raggiungono i mercati più velocemente. OpenAI, che ha battuto Google con ChatGPT, aveva il meglio di entrambi i mondi: una mentalità da start-up priva delle esitazioni che hanno ostacolato Google, ma con ampie risorse fornite da Microsoft e altri investitori.

La mentalità da start-up non è solo una questione di coraggio e flessibilità; comporta anche un impegno feroce per raggiungere grandi risultati, una sorta di viaggio dell’eroe per affrontare una grande sfida. Invece di sfornare in modo prevedibile buoni prodotti su scala, anche se questo è un obiettivo perfettamente valido, le start-up vogliono creare qualcosa di straordinario. Per questo danno importanza a guardarsi intorno, a collaborare in modo flessibile con altri. Rinunciano alle strutture e ai pregiudizi esistenti, per quanto vecchi e rispettati, per fare ciò che deve essere fatto.

Amazon, il gigante dell’e-commerce, ha dimostrato una mentalità da start-up nell’abbracciare l’IA. Poiché la tecnologia si è sviluppata più di dieci anni fa, l’azienda ha visto un’opportunità nella creazione di un “altoparlante intelligente” come nuova interfaccia per il web. Amazon non aveva competenze in materia di IA, ma ha raccolto ciò che le serviva attraverso assunzioni, acquisizioni e sviluppo interno. Il risultato è stato l’altoparlante Echo e l’assistente digitale Alexa, che hanno fatto molto di più che aiutare le persone a ordinare più articoli da acquistare. Hanno aperto un nuovo canale per aggiungere valore (e posti di lavoro) in molti settori. Amazon ha continuato a investire in modo aggressivo nell’IA oltre ad Alexa, con il CEO Andy Jassy che ha dichiarato che la tecnologia promette di “trasformare e migliorare praticamente ogni esperienza del cliente”.

 

LE AZIENDE NON POSSONO adottare questi driver da un giorno all’altro, ma possono iniziare a muoversi verso un punto di serio impegno verso nuove possibilità. La maggior parte di questi fattori funziona anche a livello di individui che cercano uno scopo e una realizzazione nella propria carriera. Possono decidere di essere audaci, adottare una mentalità da start-up e altri imperativi. Come le aziende, i dipendenti possono investire in modo aggressivo nell’IA acquisendo le competenze e l’esperienza necessarie, non solo proteggendo così la propria carriera, ma aggiungendo valore a un livello superiore.

Gran parte della vita aziendale è stata giustamente incentrata sulla produzione di prodotti affidabili a basso costo. Per evitare la disoccupazione di massa, è necessario che molte aziende escano da questa disciplina e accelerino il futuro dell’IA. Il grande pericolo è che la maggior parte delle aziende si muova sul sicuro, faccia investimenti facili e vada bene nel breve termine.

L’umanità non prospera mai quando teme l’innovazione. Immaginate se i primi esseri umani avessero temuto il fuoco; certo, a volte si sono bruciati, ma senza sfruttarne la potenza ci saremmo estinti. Pensiamo che lo stesso valga per l’IA. Invece di temerla, dobbiamo sfruttarne la potenza. Dobbiamo metterla nelle mani di ogni essere umano, in modo da poter raggiungere e vivere collettivamente a questo livello superiore.

 

Behnam Tabrizi insegna Leading Organizational Transformation presso il Dipartimento di Scienza della Gestione e Ingegneria dell’Università di Stanford e nei programmi per dirigenti da oltre 25 anni. Esperto di trasformazione organizzativa e di leadership, ha aiutato migliaia di leader a pianificare, mobilitare e attuare iniziative innovative di trasformazione. Ha scritto dieci libri, tra cui il più recente Going on Offense: A Leader’s Playbook for Perpetual Innovation (IdeaPress Publishing, agosto 2023).

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