EDITORIALE

Business e politica: dove sta il limite?

Enrico Sassoon

Giugno 2024

Business e politica: dove sta il limite?

Lo Speciale di questo numero tratta un tema scottante e scomodo, ma non evitabile: fino a che punto le aziende sono tenute a prendere posizione su questioni politiche e sociali che, in molti casi, includono anche temi economici generali e persino strategie d’impresa? Prendere posizione non significa semplicemente esprimere opinioni, ma necessariamente far seguire azioni e comportamenti. Dunque non si tratta di una questione intellettuale, ma di scelte con conseguenze del tutto pratiche.

Il primo punto discende dal fatto che oggi i dipendenti dell’azienda da un lato richiedono sempre più spesso che su determinati argomenti l’azienda prenda una posizione: per esempio, se continuare a fare affari con aziende di Paesi in guerra, o se accettare come fornitrici aziende che non danno garanzie di sostenibilità ambientale o di rispetto della diversity, in qualunque forma. E, dall’altro lato, grazie a Internet e social media, i dipendenti stessi possono prendere posizione su ogni questione, ma anche pro o contro la propria azienda, scatenando conseguenze che possono divenire o virtuose o catastrofiche. Più facilmente le seconde.

Il secondo punto è a sua volta conseguenza del primo. Se fino a poco tempo fa, infatti, comunicare l’azienda era il compito di una specifica funzione, o di un’agenzia esterna incaricata ad hoc, oggi lo storytelling aziendale è diventato molto più fluido e meno controllabile. Una sola voce incontrollata proveniente dall’interno può disintegrare anni di sforzi di comunicazione e posizionamento. E va sottolineato che la voce interna, ma a questo riguardo anche esterna, non ha nessun bisogno di essere vera e supportata da prove. Nel mondo della comunicazione universale i danni si possono facilmente produrre con fake news o anche solo con insinuazioni e pettegolezzi.

Un terzo problema è dato dal fatto che parlare genericamente di dipendenti non vale nulla. La forza lavoro di qualunque organizzazione è costituita da persone con opinioni estremamente variegate e, nel clima generale attuale, sempre più polarizzate. Dunque, l’azienda che si proponga di corrispondere alle richieste di posizionamento dei dipendenti ha sistematicamente il gravoso compito di stabilire quale sia la posizione da assumere, ben sapendo che accontentare qualcuno equivale a scontentare altri.

È chiaro che, da un punto di vista di principio, l’azienda dovrebbe esprimere una linea coerente con i valori che essa stessa autonomamente ha definito. Si può esprimere questa posizione ideale in termini di intento strategico, mission statement, purpose, codice di condotta o altro, ma la questione non è ovviamente nominalistica. Non sempre questi valori e principi sono d’aiuto quando occorre dare una risposta a istanze complesse e soggette a dibattito, magari anche al calor bianco.

Allora la questione di fondo emerge in altri termini: come compiere le scelte di posizionamento e dove stabilire il limite. Qui le cose si fanno difficili in molti sensi. Per esempio, che fare se i dipendenti richiedono di cessare i rapporti di business con imprese nel settore bellico, o produttrici di tabacco, o considerate compromesse in termini di emissioni di gas serra, o poco impegnate in politiche di diversità e inclusione, o troppo squilibrate su tecnologie problematiche come l’IA, o poco trasparenti nel campo della ricerca, e altro ancora. Che fare se dall’interno dell’organizzazione escono notizie riservate relative a caratteristiche della produzione, a relazioni con il mercato, a pratiche anticoncorrenziali, o a politiche di assunzione rappresentate in modo distorto o malevolo, e via discorrendo.

Va detto che, in generale, rispetto a questi problemi le imprese e i loro decision maker non sono né inconsapevoli né, tantomeno, sprovvedute. Ma la questione non è solo ampia e profonda già in questo momento, ma sta crescendo d’importanza e dunque richiede sensibilità e capacità ancora maggiori.

Il contesto in cui operiamo ha ormai caratteristiche di estrema trasparenza e le notizie, vere o false che siano, si propagano istantaneamente e su scala globale. Dunque, le scelte dell’azienda, e dei leader che sono chiamati a definirle, richiedono alta consapevolezza e impegno. Un compito non facile ma, nell’era globale in cui viviamo, assolutamente indispensabile.

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