LEADERSHIP
Oggi ci si aspetta dai manager che forniscano ai dipendenti più supporto emotivo che mai, e molti finiscono con l’esaurirsi nel tentativo. C’è, però, un approccio più efficace
Jamil Zaki
Gennaio 2024
Quando ho cominciato a studiare l’empatia, quasi vent’anni fa, il suo status nell’ambiente di lavoro era controverso. Molti erano convinti che la leadership empatica – fondata sulla capacità di capire, di “ascoltare” e di vivere indirettamente le emozioni degli altri – fosse troppo “soft” per il mondo crudele e iper-competitivo del business.
Nel frattempo, decine di studi hanno dimostrato l’opposto: l’empatia non è un punto debole ma una sorta di superpotere organizzativo. Se lavorano in organizzazioni empatiche, i dipendenti sono più soddisfatti, più disposti ad assumersi dei rischi creativi e più inclini ad aiutare i loro colleghi, tendono molto meno a riferire un burnout elevato o a sviluppare sintomi fisici di stress, e sono più resilienti di fronte alle avversità. Tendono anche a rimanere: un’indagine condotta da Gallup nel 2022 su un campione di oltre 15.000 dipendenti americani ha rivelato che quelli che avevano dei datori di lavoro empatici eran
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