STRATEGIA
Fondata nel 1981 da Rodolfo Pomar e Morena Gomedi, l’azienda è nata come società di distribuzione di dispositivi medici e nel corso di questi oltre 40 anni è cresciuta fino a diventare una realtà globale nei settori dell’oftalmologia e della dermatologia
Carlo Andrea Finotto
Gennaio 2023
La degenerazione maculare legata all'età (Age-related Macular Degeneration, Amd) è considerata la principale causa di cecità irreversibile nel mondo sviluppato. Nell’85-90% dei casi questa patologia si manifesta nella versione Amd secca e nei prossimi 17 anni, entro il 2040, si calcola che interesserà oltre 280 milioni di persone. A favorirne lo sviluppo, oltre all’età e alla predisposizione genetica, sono fattori tipici delle società sviluppate e del benessere: obesità, fumo, malattie cardiovascolari.
Ad alimentare nuove speranze per il trattamento di questa patologia fortemente invalidante e dagli elevati costi sociali è una applicazione completamente italiana: si tratta della Light Modulation® Low-level Light Therapy (LM® LLLT). Espansione Group ha sviluppato e brevettato una tecnologia impiegata dalla Nasa sugli astronauti nello spazio: da qualche mese la LM® LLLT è sottoposta a uno studio che coinvolge sette centri universitari specializzati in malattie retiniche tra Italia, Francia, Gran Bretagna e Turchia.
Una realtà medtech globale
La storia di Espansione Group è un paradigma del made in Italy: realtà piccole o medie, multinazionali tascabili “fatte in casa” e in grado di imporsi su mercati internazionali dominati da giganti strutturati grazie a ingegno, intuizione, flessibilità. Fondata nel 1981 da Rodolfo Pomar e Morena Gomedi – coppia nella vita privata e in quella imprenditoriale, lui presidente e Ceo, lei a capo della divisione scientifica – l’azienda è nata come società di distribuzione di dispositivi medici e nel corso di questi oltre 40 anni è cresciuta fino a diventare una realtà medtech globale nei settori dell’oftalmologia e della dermatologia.
«L’intuizione sull’applicazione della tecnologia all’ambito oftalmico, e il successo che ne è derivato – chiarisce Rodolfo Pomar – trova origine negli stretti rapporti di collaborazione maturati con diversi membri della comunità scientifica. Così siamo riusciti a sviluppare i nostri protocolli».
Così l’azienda bolognese ha sviluppato negli anni strumenti sempre più sofisticati per l’impiego della luce modulata a diverse frequenze e della luce pulsata nel trattamento di problemi dermatologici e nella cura di diverse patologie dell’occhio, come ad esempio sindrome di Sjögren, calazio, blefariti o il disturbo dell’occhio secco (Ded, dry eye desease) dovuto alla scarsa lacrimazione causata da una disfunzione delle ghiandole di Meibomio: si calcola che la Ded colpisca 740 milioni di persone nel mondo, una su cinque nei Paesi occidentali e moltissime donne sopra i 40 anni di età.
Proprio di recente Espansione Group ha avviato una nuova collaborazione internazionale, questa volta con l’Università di Reykjavik, in Islanda, in particolare con l’Istituto di ingegneria biomedica e neurale, per la valutazione dello stato delle ghiandole di Meibomio e studiare e convalidare gli effetti a breve e a lungo termine del trattamento di fotobiomodulazione (Pbm) effettuato con le tecnologie sviluppate dalla realtà bolognese.
«Nel corso degli anni – spiega Pomar – gli investimenti in ricerca e il confronto con gli specialisti di settore hanno portato a sviluppare sei brevetti internazionali e a installare oltre 1.100 strumentazioni che ogni anno vengono impiegati in circa 400mila trattamenti per contribuire a migliorare la vita di moltissime persone. Inoltre, a confortarci circa la bontà del nostro progetto c’è anche il fatto negli ultimi tre anni siano stati pubblicati oltre 25 paper sulle nostre soluzioni».
Familiare e manageriale
Espansione Group è a tutti gli effetti un’impresa familiare. Una di quelle realtà che formano l’ossatura del sistema produttivo italiano e che, secondo i dati Aidaf (l’associazione di categoria), contribuiscono a circa l’85% del Pil italiano, occupano il 75% della popolazione lavorativa, rappresentano numericamente il 60% del mercato azionario e il 25% della sua capitalizzazione. Per queste imprese, l’inevitabile momento del passaggio generazionale rischia spesso di rappresentare una sfida. Un punto di svolta determinante per il futuro.
«L’idea del ricambio generazionale – spiega il fondatore di Espansione Group – nasce dalla volontà di non cedere un progetto quarantennale al primo offerente, nonostante avessimo ricevuto diverse offerte da investitori esteri in passato. Con tutta probabilità, avessimo deciso di proseguire, avremmo rischiato di assistere allo smantellamento di una realtà coesa e ad alto potenziale come la nostra».
Invece la scelta è stata differente: a partire dall’ottobre 2021 sono entrati in azienda dei manager giovanissimi ma già molto esperti e con ampie esperienze alle spalle a livello imprenditoriale e di consulenze internazionali. Il primo a entrare in squadra è stato Alessandro Fier insieme a Matteo Corbellino, Luca Trimigno ha seguito a fine 2022. Tutti con meno di 30 anni. Fier è direttore generale e a capo dello sviluppo dell’azienda, Corbellino guida il settore brand e marketing, Trimigno segue i progetti strategici. Da gennaio fanno tutti e tre parte del consiglio di amministrazione (i primi due erano in Cda già dal 2021).
«Per noi – sottolinea Matteo Corbellino – si è trattato di mettere in campo una buona dose di coraggio e di incoscienza per affrontare questo progetto. Espansione Group è senza dubbio una eccellenza italiana, che, però, si trova a confrontarsi con veri e propri Golia a livello internazionale e in particolare negli Stati Uniti».
«Quando abbiamo strutturato l’operazione di ricambio generazionale con i ragazzi – rivela Pomar –, la mia ambizione era di vedere Espansione continuare a essere un laboratorio di progresso e sviluppo. Era necessario qualcuno che avesse a cuore quanto noi il fatto di portare beneficio alle persone, sviluppando le nostre tecnologie con la stessa passione con cui l’abbiamo fatto noi fino a qui».
Come spesso accade in realtà imprenditoriali di questo tipo, quello stipulato tra i tre manager e i padri fondatori dell’azienda è molto più di un semplice patto d’affari siglato davanti a un notaio e farcito di clausole. È vero che l’accordo prevede il passaggio della maggioranza ai nuovi soci, ma è altrettanto vero che sul tavolo c’era l’adesione a una filosofia.
Dal punto di vista operativo, nel corso del 2023 il fondatore lascerà la carica di amministratore delegato e – anche se i dettagli non sono ancora stati definiti – è possibile che si vada verso una formula di gestione che preveda tre consiglieri delegati. Rodolfo Pomar e Morena Gomedi continueranno comunque ad avere un ruolo attivo nell’azienda che hanno creato.
Innovazione e internazionalizzazione
«I prossimi mesi ci vedranno impegnati su diversi fronti – spiega Corbellino – le leve strategiche su cui intendiamo focalizzarci sono la digitalizzazione dei processi, il riposizionamento sul mercato attraverso un lavoro di rebranding, lo sviluppo commerciale, l’avvio di collaborazioni, l’ampliamento dei mercati e, naturalmente, l’innovazione che rimane una delle caratteristiche distintive».
I margini di crescita ci sono, anche se Espansione Group non parte certo da zero: tra il 2020 e il 2021 il fatturato è triplicato, passando da circa 3 milioni di euro a 10. Il 2022 ha visto un grande sforzo dell’azienda sul fronte degli investimenti, il personale è aumentato del 15%, la quota di export è dell’85%: «Gli Stati Uniti – dove le tecnologie di Espansione destinate al settore oftalmico hanno conosciuto un vero e proprio boom – rappresentano circa la metà delle vendite all’estero. Germania, Francia e Spagna sono i mercati più importanti a livello europeo, poi ci sono il Sudamerica e l’Asia: quest’ultima pesa già quasi come l’Europa, ma ha grandissime potenzialità visto che ultimeremo a breve la fase di certificazione per Cina, Corea e Giappone» dice Matteo Corbellino al telefono da Hong Kong.
Oltreconfine si pone anche il tema del rapporto con le grandi multinazionali. «È indubbiamente uno scenario delicato – conferma Corbellino – perché da una parte cooperiamo con colossi come Alcon, Bausch+Lomb, TopCon (per citarne alcuni), dall’altro queste stesse multinazionali sono nostre concorrenti. Dobbiamo creare un legame di coopetition, per ampliare i mercati a vantaggio di tutti».
E l’Italia? Il 15% di ricavi che rappresenta deriva «dalla fascia altissima di mercato, grazie agli sforzi e ai contatti dei fondatori dell’impresa. Il nostro obiettivo è di espanderci perché non abbiamo ancora una presenza capillare», annuncia il manager.
Molte delle aspettative nel breve-medio periodo sono legate alla ricerca e sviluppo sulle nuove tecnologie: da un lato lo studio in corso sul trattamento della AMD secca (Age-related Macular Degeneration) dall’altro i possibili campi di applicazione ancora inesplorati di una tecnologia di derivazione aerospaziale.
Carlo Andrea Finotto è giornalista del Sole 24Ore.