GRANDI IDEE
Vent’anni dopo l’introduzione della teoria, vediamo cosa spiega – e cosa non spiega.
CLAYTON M. CHRISTENSEN, MICHAEL RAYNOR E RORY MCDONALD
Dicembre 2015
La teoria dell’innovazione dirompente (o disgregante), introdotta in queste pagine nel 1995, si è rivelata un approccio efficace per ragionare sulla crescita indotta dall’innovazione. Molti leader di piccole aziende imprenditoriali ne hanno fatto la loro stella polare; ma la prendono a riferimento anche i top manager di grandi organizzazioni consolidate, tra cui Intel, Southern New Hampshire University e Salesforce.com.
Sfortunatamente, la teoria della disruptive innovation rischia di rimanere vittima del proprio successo. Nonostante l’ampia diffusione, i suoi concetti-base sono stati largamente fraintesi e i suoi principi fondamentali sono stati applicati spesso in modo improprio. Inoltre, gli affinamenti apportati alla teoria negli ultimi vent’anni sono stati messi in ombra dalla popolarità della formulazione iniziale. Di conseguenza, a volte viene criticata per dei limiti che sono già stati emendati.
C’è un altro motivo di preoccupazione: nella nostra esperienza, troppe persone che parlano di “disgregazione” non hanno mai letto un libro o
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