RISORSE UMANE
Questa prassi sottoutilizzata può essere uno strumento efficacissimo per trattenere i dipendenti
EVERETT SPAIN E BORIS GROYSBERG
Aprile 2016
UNA SOCIETÀ INTERNAZIONALE DI SERVIZI FINANZIARI AVEVA ASSUNTO UN MANAGER DI LIVELLO INTERMEDIO PER GESTIRE UN REPARTO CON 17 DIPENDENTI. UN ANNO DOPO NE ERANO RIMASTI SOLTANTO OTTO: QUATTRO SI ERANO LICENZIATI E CINQUE SI ERANO TRASFERITI.
Per capire le ragioni di questo esodo, un dirigente esaminò le exit interview (i colloqui con il dipendente che intende dimettersi) con i quattro che si erano licenziati, e scoprì che avevano raccontato tutti la stessa storia; al manager mancavano capacità di leadership fondamentali: non era in grado di mostrare apprezzamento, di motivare i sottoposti e di comunicare visione e strategia. Soprattutto, dai colloqui emergeva la presenza di un problema più profondo e strutturale: l’organizzazione promuoveva i manager sulla base delle loro competenze tecniche, più che per la loro abilità manageriale; e il comitato esecutivo regolava il processo di promozioni di conseguenza.
Ovviamente, l’obiettivo principale di qualsiasi azienda è trattenere i dipende
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