A un decennio dall’inizio della rivoluzione pubblicitaria indotta da Internet, è veramente tutto finito per gli spot creativi? Guardando al web, verrebbe proprio da pensarlo. La tipica navigazione in Rete è costantemente inquinata dalle pubblicità di offerte per il rifinanziamento dei mutui e sistemi per perdere peso, nessuna delle quali reca l’impronta di grandi art director. Le silhouette di ballerine volteggianti e le promesse di “vecchi rimedi dagli effetti miracolosi” sono il prodotto di algoritmi che mirano unicamente a buttare l’amo per vedere se qualcuno abbocca. Considerando le tecnologie in grado di ottimizzare la pubblicità e di piazzare i prodotti eludendo qualunque filtro, la possibilità di personalizzare i banner in funzione della ricerca, l’esistenza di aste in tempo reale per gli spazi sui media e il crescente uso di funzioni di localizzazione per i dispositivi mobili – tutte capacità adottate entusiasticamente da aziende ossessionate dal ROI – sarebbe facile concludere...