Le organizzazioni dedicano una gran quantità di tempo e risorse all’onboarding, cioè ad agevolare l’ingresso e l’inserimento delle nuove reclute e a incoraggiarle a rimanere nell’azienda, ma sforzi e risorse limitatissimi all’offboarding, cioè a curare i rapporti con i dipendenti che lasciano la società per andare a lavorare da un’altra parte. Al massimo, una frettolosa exit interview, qualche istruzione per il passaggio di consegne e un’illustrazione proforma dei benefit e delle risorse post-occupazionali, ma nient’altro. A volte, i dipendenti che se ne vanno si trovano di fronte manager impazienti o scortesi; in casi estremi, i loro ex capi e colleghi li trattano addirittura come traditori. La mancanza di attenzione per il processo di uscita del dipendente è un errore. Anche prima che la pandemia provocasse la perdita di milioni di impieghi, il mercato del lavoro era costantemente in movimento: la permanenza media di un lavoratore in una stessa azienda negli...